vacanza

Ho trovato quasi per caso il blog di un amico di un amico… funzionano sempre così queste cose. Me ne sono innamorata. Del blog, non dell’autore, che non conosco! delle sensazioni che trasmette. Una persona libera, senza radici e felice di esserlo. Sarà perchè in questi ultimi mesi ho sentito molto il peso delle responsabilità e delle scelte che sono chiamata a compiere, che mi piaccia o no. Io non sono così, non lo sono mai stata. Io sono una persona tranquilla, forse un po’ noiosa e prevedibile, amante delle situazioni “ordinate”. Perchè di colpo mi affascinano tanto quelli completamente diversi da me, quelli con cui non potrei mai stare a lungo perchè impazzirei a cercare di mettere a tacere le mie ansie mentre loro impazzirebbero nel tentativo di sfuggire al mio controllo? Opposti che si attraggono e basta? O c’è qualcosa che non capisco? Sono gli anni che passano? La consapevolezza che il tempo per queste follie sta finendo inesorabilmente e che mi sono messa a fare la “brava ragazza” troppo presto? Non ho voglia di mettere la testa a posto. Vorrei potermi prendere una vacanza dalla mia vita ordinata e prevdibile, imparare a vivere come l’autore del blog che ho letto, con quattro cose in una sacca e andare dove mi porta l’ispirazione. Fare qualche follia. Accettare la compagnia di chi incontro lungo la strada, senza dare nè chiedere nulla in cambio. Una storia senza responsabilità e senza pretese, per il piacere di stare insieme. Senza infiniti discorsi che non portano a nulla. Così, perchè è bello che sia così, perchè magari durerà un attimo ma sarà un attimo bellissimo e lo voglio vivere e conservarne il ricordo per sempre, ma un ricordo bello, gioioso, senza rimpianti, senza rancori, senza nessun se e ma. Secondo molte delle persone che mi conoscono, non ne sarei capace. “Per te ci vuole questo e quello…” sentenziano. Ma è la MIA vita, cosa ne vuoi sapere tu di cosa ho bisogno per essere felice? Chi ti ha dato questo potere? E’ la mia vita e come prendere le nasate lo decido io, in questo sono bravissima, una vera artista.
So che questo post farà danno. Ma dovevo scriverlo. Mi rifiuto di farmi condizionare pensando a quello che penserà una persona leggendolo. Almeno sul blog, scrivo quello che voglio. Tanto poi non cambierà nulla. E’ poco più di un esercizio di scrittura.

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Se di esercizio di scrittura parli allora che sia.
Cosa a spetti a mettere nero su bianco il tuo “sulla strada”?
LordMax – 25 07 2005 – 08:43

Io non so quale sia questo blog, certo che un pochino mi rivedo in quello “con quattro cose nello zaino”.
E ti assicuro che non è così difficile; io per 10 mesi l’anno vivo una vita ordinata e, a volte, anche monotona, poi stacco la spina per due mesi e me ne vado. Me ne vado fisicamente ma anche e soprattutto mentalmente, fuggo dalle mie abitudini e gioco a fare il cittadino del mondo: ti assicuro che non c’è cosa più divertente.
orsodingo (email) (link) – 25 07 2005 – 12:25

Sono andata a leggere il post che mi suggerivi… che dire? ha pienamente ragione! In effetti anch’io riesco a sentirmi abbastanza vicina al centro del mondo solo quando sto coi miei micionzoli!!!
minpepp (email) (link) – 25 07 2005 – 12:46

ehi, già in vacanza?
orsodingo – 02 08 2005 – 09:19

di link in link…

Stamattina ho ricevuto l’invito per uno spettacolo di Beppe Rosso che ci sarà domani e venerdì in due posti diversi, fuori Torino (giovedì a Bricherasio, venerdì a Calamandrana, lo spettacolo è Anime Schiave). Beppe Rosso mi piace molto, e poche settimane fa ho dovuto rinunciare ad andare a vedere un suo lavoro per eccessivo affollamento di impegni nella stessa sera. I posti sono un po’ scomodi, lavorando fino alle 19,30, ma organizzandosi bene si può anche fare… mi metto alla ricerca di ulteriori informazioni e scopro una cosa meravigliosa!
Venerdì, ad Alessandria, c’è Eugenio Allegri col Cyrano!
*devo* rivederlo.
Sarà la quarta volta, credo. quello spettacolo è meraviglioso, il Cyrano è meraviglioso. Eugenio Allegri riesce a diventare Cyrano in una maniera che non può che far venire i brividi.
Penso che sia il primo testo in versi che ho letto per mia libera scelta e non per imposizione scolastica. e ogni volta che lo rileggo mi commuovo, e lo divoro fino all’ultima pagina come se non l’avessi mai letto.
Non speravo di poter rivedere ancora quello spettacolo, che ha ormai quasi cinque anni, e invece…

chi si accontenta…

Stamattina, in carenza profonda da indumenti puliti, ho scavato un po’ nell’armadio e ho tirato fuori una camicetta che non mettevo da almeno tre anni e che ricordavo decisamente stretta. E invece adesso mi è grande.
Sono piccole soddisfazioni che ti migliorano l’inizio di giornata…

dalla LAV

Mi è stato chiesto di far girare questa mail. la fonte, purtroppo, è attendibile.
Così la pubblico qui, credo sia molto meglio piuttosto che “spammare” amici e parenti…

Con l’arrivo dell’estate, in molti laboratori di sperimentazione animale (o vivisezione che dir si voglia) e’ d’uso fare il “vuoto sanitario”:
cioe’, dato che in estate si va in vacanza, e si programmano i vari esperimenti in modo da finirli prime dell’estate, gli animali presenti in stabulario vengono tutti soppressi. Che siano stati usati o che siano solo li’ “in attesa” di un qualche progetto.

Questa e’ la norma, quel che accade ogni anno.

Grazie all’iniziativa Vita da Topi, ci sono dei contatti con vari stabulari, ed e’ possibile portar fuori un gran numero di animali, che altrimenti finirebbero uccisi. La quantita’ dipende solo da quanti se ne riescono a sistemare.
Percio’:
– se finora ci avete solo pensato ma non avete mai adottato uno di questi animali;
– se ne avete adottati in passato e ormai sono morti (i roditori vivono al massimo 2-3 anni…);
– se sapere di qualcuno disponibile all’adozione…

SCRIVETECI AL PIU’ PRESTO!

Sono disponibili:
– topi
– ratti
– conigli
– gatti
– cani senza mobilita’ agli arti posteriori

Per informazioni su come tenere roditori e conigli, potete leggere le apposite schede sul sito di VitadaTopi: http://www.vitadatopi.net

Regioni interessate e contatti:
Lazio, scrivete a Piero: eatmeatanddie(AT)virgilio.it
Lombardia e Toscana scrivete a Massimo:
massimo.tettamanti(AT)gmail.com
Piemonte e Val d’Aosta scrivete a Marina:
marina.berati(AT)mclink.it
Emilia Romagna scrivete a Roberta:
roberta.cattani(AT)vitadatopi.net
Veneto, scrivete a Cinzia:
cinziasona(AT)lavocedeiconigli.it

PER FAVORE, FATE GIRARE QUESTO MESSAGGIO IL PIU’ POSSIBILE!
Pubblicatelo in bacheche, forum, notiziari, newsgroup, ecc.

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in ogni caso mi copio il link…
e poi, come mio solito, andrò a controllare di persona.

Ciao, Hachi… scusa se non ti ho ancora scritto personalmente…

Buon week
Viktor (link) – 15 07 2005 – 08:38

L’avventura di Diesel

Ieri sera sono uscita, quando sono tornata a casa come al solito ho dato da mangiare alle gatte (anzi, gliel’ha dato Alessio, siamo sinceri) e ho aperto la porta sul balcone. Lo facciamo sempre, in estate, fa caldo e le gatte amano stare sul balcone. Tanto Toni ha paura delle altezze e Diesel non ha mai preso il coraggio di andare dai vicini, anche se c’è Eraclito che la chiama insistentemente… Eraclito è il gatto del vicino, stanno un sacco di tempo a guardarsi su due balconi che disteranno si e no mezzo metro, ma nessuno dei due salta. Stamattina mi sveglio, Toni è accoccolata sul mio stomaco, mi fa le fusa, l’accarezzo per un po’, poi mi alzo, faccio la doccia e vado in cucina a fare colazione. Apro lo yogurth e non compare come d’abitudine una micina bianca e nera a cercare di mettere il suo muso nel vasetto prima del mio cucchiaino. “Ale, hai visto Diesel di stamattina?” “no, non ancora”.
Dov’è Diesel?
La chiamo, metto i croccantini, mi guardo attorno. Diesel non c’è.
Ancora relativamente tranquilla, la cerco nei suoi soliti posti, l’armadio, dietro il pc, nella cesta della biancheria da lavare vicino alla lavatrice. Nulla.
L’agitazione inizia a crescere, comincio a fare cose irrazionali tipo cercarla nel frigorifero (!), in tutti gli sportelli possibili e immaginabili, ma non la troviamo da nessuna parte. Svanita nel nulla. Comincia a farsi strada l’idea che possa essere scappata, magari proprio per cercare Eraclito o qualche altro bel gattone… Comincio ad avere dei sensi di colpa enormi, sono mesi che devo portarla dal vet per l’operazione e non abbiamo ancora trovato il tempo per farlo, e magari se non avesse l’istinto di cercare un gatto non sarebbe scappata…
Scendo in cortile, la cerco, controllo se ci sono tracce di atterraggi “bruschi” sul selciato. Incontro un vicino, chiedo anche a lui, non l’ha vista, mi guarda come se fossi pazza, devo avere l’aria sconvolta. Sto iniziando a piangere.
Torno in casa, controllo per l’ennesima volta l’armadio e poi vengo sopraffatta da una crisi di nervi, non ho mai pianto tanto. Sono ormai certa che sia uscita in strada e che non la troveremo mai più, sono già in preda ai pensieri più macabri che mi possono venire in mente della fine che può fare una micina così piccola e abituata a vivere in casa lontano dai pericoli.
Ci prepariamo ad uscire a cercarla, con l’idea di allargare progressivamente i giri di perlustrazione. Prima, mancano ancora le cantine…
Scendiamo a piedi e al primo piano vediamo due occhioni enormi per lo spavento che ci fissano da dietro lo zerbino rimasto appoggiato al muro dopo il passaggio dell’impresa di pulizie. Alessio sposta lo zerbino e la solleva, Diesel non oppone nessuna resistenza, a me fa l’impressione di uno straccetto bianco e nero. La riportiamo in casa, la coccoliamo e lei non si divincola per un tempo di molto superiore ai suoi standard di gattina semi-selvatica quale è rimasta. Piango di nuovo, di felicità per averla ritrovata. A forza le ri-infiliamo il collarino con medaglietta e numero di telefono che per combinazione le avevamo tolto per lavarlo, lei inizia a protestare. Sembra quasi la solita…
Che paura che mi sono presa. Cosa le sarà venuto in mente di saltare proprio stanotte? oppure è caduta dal balcone? non lo sapremo mai, a meno di imparare presto il gattese. L’importante è che è finita bene e che è sana e salva.

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Ricordo una notte. Il mio compagno d’allora si sveglia e non trova il gattino. Va in panico. Alle quattro di mattina, dopo averlo cercato per tutta la casa, mi trascina fuori in paese e lo cerca per tutto il paese. Ale cinque e mezza/sei esausti e sconfitti torniamo a casa. appena facciamo scattare la serratura sentiamo: mao! e qualcosa di morbido che ci sfiora le gambe. Ovviamente era il gattino.
Più recentemente, a ottobre mi è sparito per tre giorni. Anche lui era stato attratto dalle cantine. In più era stato pestato da un altro gatto. Ricordo quanto sono stata male perchè non sapevo se era vivo o morto.
Alle volte è dura vivere con i pelosi.
Ioreth – 13 07 2005 – 17:02

Una volta ne avevo tre. Poi nel giro di cinque giorni due sono morti. Il miogatto di vecchiaia, aveva 15 anni, la Gattina di crepacuore, non ha più mangiato dopo la morte del gatto e le è venuta una trombosi. Adesso mi rimande il Gattino che è bianco e grigio chiaro con gli occhi azzurri, molto selvatico, si fa avvicinare solo da me e dal mio ex. Se qualcuno mi viene a trovare non si accorge che ho un gatto se non dai peli. Anche se abito in 40 metri quadri. Era abituato a uscire. In paese avevo la gattaiola, lo sportellino. Ora non può più, però ha un grande balcone. Questo mese ha compiuto 11 anni, ma è ancora un ragazzino!

Un bacio
Ioreth – 14 07 2005 – 09:31

PAURISSIMA!!! so cosa si prova perché ci sono passata con Minnie, una settimana dopo che l’avevo presa. Ovviamente non s’era mai sognata di uscire da casa… era soltanto nascosta in un posto impossibile!
Ho ricevuto anch’io quella mail della LAV di cui mi parli, e ho continuato a farla girare tra amici a conoscenti!
Ciao, e grattini a Toni e Diesel!
minpepp (link) – 14 07 2005 – 16:53

londra

è la prima volta che mi capita di essere davanti a un computer collegato a internet potendo fare quello che voglio quando succede una cosa come quella che è capitata oggi. l’11 settembre 2001 lavoravo ancora in ufficio, niente internet, aggiornamenti via sms e via telefono. sembrava tutto molto meno reale. non so se riesco a spiegarmi. adesso le notizie arrivano di minuto in minuto e non fai a tempo ad occuparti di qualcosa di banalmente quotidiano che quando ricarichi la pagina il bilancio delle vittime è raddoppiato. e sei
passato su quelle strade, e hai preso quella linea di metropolitana, e sei sceso proprio a quella fermata perchè avevi l’albergo proprio lì. e ogni volta che vado in una città che ha la metropolitana, il primo viaggio lo faccio col cuore in gola, perchè io odio la metro. mi fa paura. mi sento intrappolata dentro. odio l’odore della gomma che vi regna continuo.
ho abbastanza paura. nulla di razionale, tanto per cambiare. una sgradevole sensazione di angoscia indistinta che mi ha preso qualche ora fa e non mi molla più.
l’unico vantaggio è che le mie grane personali mi sembrano improvvisamente piccole stupide e inutili.
non durerà, riprenderanno il sopravvento, e tornerò a guardare il mio ombelico.

che poi cosa sto facendo, alla fin fine? mi sto occupando delle mie personalissime sensazioni, quindi non è che mi sia allontanata molto, dall’ombelico.

per favore… addomesticami!

Imparai ben presto a conoscere meglio questo fiore. C’erano sempre stati sul pianeta del piccolo principe dei fiori molto semplici, ornati di una sola raggiera di petali, che non tenevano posto e non disturbavano nessuno. Apparivano un mattino nell’erba e si spegnevano la sera. Ma questo era spuntato un giorno, da un seme venuto da chissà dove, e il piccolo principe aveva sorvegliato da vicino questo ramoscello che non assomigliava a nessun altro ramoscello. Poteva essere una nuova specie di baobab. Ma l’arbusto cessò di crescere presto e cominciò a preparare un fiore. Il piccolo principe, che assisteva alla formazione di un bocciolo enorme, sentiva che ne sarebbe uscita un’apparizione miracolosa, ma il fiore non smetteva più di di prepararsi ad essere bello, al riparo della sua camera verde. Sceglieva con cura i suoi colori, si vestiva lentamente, aggiustava i suoi petali ad uno ad uno. Non voleva uscire sgualcito come un papavero. Non voleva apparire che nel pieno splendore della sua bellezza. Eh, sì, c’era una gran civetteria in tutto questo! La sua misteriosa toeletta era durata giorni e giorni. E poi, ecco che un mattino, proprio all’ora del levar del sole, si era mostrato. E lui, che aveva lavorato con tanta precisione, disse sbadigliando:
“Ah, mi sveglio ora. Ti chiedo scusa… sono ancora tutto spettinato…”
Il piccolo principe non potè frenare la sua ammirazione:
“Come sei bello!”
“Vero” rispose dolcemente il fiore, “e sono nato insieme al sole…”
Il piccolo principe indovinò che non era molto modesto, ma era così commovente!
“Credo che sia l’ora del caffè e latte” aveva soggiunto, “vorresti pensare a me…”
E il piccolo principe, tutto confuso, andò a cercare un innaffiatoio di acqua fresca e servì al fiore la sua colazione.
Così l’aveva ben presto tormentato con la sua vanità un poco ombrosa. Per esempio un giorno, parlando delle sue quattro spine, gli aveva detto:
“Possono venire le tigri, con i loro artigli!”
“Non ci sono tigri sul mio pianeta. E poi le tigri non mangiano l’erba” aveva obiettato il piccolo principe
“io non sono un’erba” aveva dolcemente risposto il fiore
“Scusami…”
“Non ho paura delle tigri, ma ho orrore delle correnti d’aria… Non avresti per caso un paravento?”
“Orrore delle correnti d’aria? E’ un po’ grave per una pianta” aveva osservato il piccolo principe “E’ molto complicato questo fiore…”
“Alla sera mi metterai al riparo sotto a una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te… Non è una sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io…”
Ma si era interrotto. Era venuto sotto forma di seme. Non poteva conoscere nulla degli altri mondi. Umiliato di essersi lasciato sorprendere a dire una bugia così ingenua, aveva tossito due o tre volte, per mettere il piccolo principe dalla parte del torto…
“E questo paravento?”
“Andavo a cercarlo, ma tu mi parlavi!”
Allora aveva forzato la sua tosse per fargli venire dei rimorsi. Così il piccolo principe, nonostante tutta la buona volontà del suo amore, aveva cominciato a dubitare di lui. Aveva preso sul serio delle parole senza importanza che l’avevano reso infelice.
“Avrei dovuto non ascoltarlo” mi confidò un giorno “non bisogna mai ascoltare i fiori. Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. Quella storia degli artigli, che mi aveva tanto raggelato, avrebbe dovuto intenerirmi”
E mi confidò ancora:
“Non ho saputo capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare”

(…)

In quel momento apparve la volpe.
“Buon giorno” disse la volpe
“Buon giorno” rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
“Sono qui” disse la volpe “sotto al melo…”
“Chi sei?” domando il piccolo principe “sei molto carino…”
“Sono una volpe” disse la volpe
“Vieni a giocare con me” le propose il piccolo principe “sono così triste…”
“Non posso giocare con te” disse la volpe “non sono addomesticata”
“Ah! scusa” fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: “Che cosa vuol dire addomesticare?”
“Non sei di queste parti, tu” disse la volpe “che cosa cerchi?”
“Cerco gli uomini” disse il piccolo principe “Che cosa vuol dire addomesticare?”
“Gli uomini hanno dei fucili e cacciano. E’ molto noioso! Allevano anche delle galline. E’ il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?”
“No” disse il piccolo principe “Cerco degli amici. Che cosa vuol dire addomesticare?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”
“Creare dei legami?”
“Certo” disse la volpe “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomesticherai, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo”
“Comincio a capire” disse il piccolo principe “C’è un fiore… credo che mi abbia addomesticato…”
“E’ possibile” disse la volpe “Capita di tutto sulla Terra!”
“Oh! ma non è sulla Terra!”
La volpe sembrò perplessa: “Su un altro pianeta?”
“Sì”
“Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?”
“No”
“Questo mi interessa! E delle galline?”
“No”
“Non c’è niente di perfetto” sospirò la volpe.
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
“La mia vita è monotona. Io dò la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
“Per favore… addomesticami” disse
“Volentieri” rispose il piccolo principe “ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose”
“Non si conoscono che le cose che si addomesticano” disse la volpe “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se vuoi un amico, addomesticami!”
“Che bisogna fare?”
“Bisogna essere molto pazienti” rispose la volpe “In principio tu siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”
Il piccolo principe ritornò l’indomani
“Sarebbe stato meglio tornare alla stessa ora” disse la volpe “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi, e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti.”
“Che cos’è un rito?”
“Anche questa è una cosa da tempo dimenticata. E’ quello che fa un giorno diverso da tutti gli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti e non avrei mai vacanza”
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina
“Ah!” disse la volpe “…piangerò!”
“La colpa è tua. Io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
“E’ vero” disse la volpe
“Ma piangerai!”
“E’ certo”
“Ma allora che ci guadagni?
“Ci guadagno il colore del grano”
Poi soggiunse:
“Va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto”
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
“Voi non siete per nulla simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente” disse “Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora per me è unica al mondo”
E le rose erano a disagio
“Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi assomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto una campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa”
E ritornò dalla volpe.
“Addio” disse
“Addio. Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
“L’essenziale è invisibile agli occhi” ripetè il piccolo principe, per ricordarselo
“E’ il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”
“E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa…” sussurrò il piccolo principe per ricordarselo
“Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…”
“Io sono responsabile della mia rosa…” ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

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http://digilander.libero.it/Gretablu/il_..
LordMax (link) – 07 07 2005 – 10:50

Ai cani piace l’anguria?

raul
Questo è Raul, il cagnolone di Fulvio. Domenica sembra aver scoperto che l’anguria è buonissima! prima aveva fatto un po’ di storie mentre mangiavamo il prosciutto e melone (per il prosciutto, ovviamente) poi si è pacificato finchè non ha visto l’anguria! incredibile…

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BEEELLLOOO!!!! :)

Ciao, Hachi… come stai? Non mi sono più fatto sentire… recupererò la tua mail e ti scriverò ;)
Viktor (link) – 05 07 2005 – 17:00

si risale…

Sono piena di energie e di voglia di fare. Non so dove le ho trovate, visto che fa caldissimo, e io odio il caldo! e ho così tanti impegni che andare a letto prima delle due sta diventando un miraggio. mentre al sveglia è sempre alla stessa ora, troppo presto.

Boh, forse è davvero passata la tempesta.
Sono tranquilla, serena. Sono sicura di quello che provo e ho fiducia in quello che provano le persone che mi stanno a cuore.
Per arrivarci è servito scavare un po’ dopo aver toccato il fondo, non era vero che era tutto a posto, quando l’ho scritto un paio di settimane fa. Mi sono stufata di lamentarmi e di soffrire. Tanto non serve a nulla. Molto meglio rimboccarsi le maniche e lavorare per far diventare realtà un paio di cosette, che potrebbero essere molto più a portata di mano di quel che sembra, proprio se solo smettessi di crogiolarmi nelle mie fragilità.
Ho maltrattato un po’ un amico in questi ultimi giorni. Lui aveva maltrattato me, credendo di far bene. Continuo a trovare il metodo altamente discutibile, ma la scossa ha fatto effetto. Mi sono stufata di lasciare che chiunque abbia voglia di smontarmi in piccoli pezzettini per poi rimontarmi in un altro modo, o lasciare i pezzettini lì sparsi in giro, abbia vita facile.

Questa volta il ringraziamento speciale va a eriadan , che non conosco ancora “dal vivo”, ma che con i suoi disegni spesso dice più di tante parole. La vignetta di cui sto parlando è quella del 24/06/2005

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Non so cosa tu abbia passato ultimamente, ma sono contenta che ne stai uscendo fuori! E fai benissimo a mettere gli altri al loro posto, fatti rispettare!
Grattini a Tony e Diesel!
minpepp
minpepp (link) – 02 07 2005 – 22:20

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