(questo è un raccontino che ho scritto dopo una fuga della mia gatta. In originale era “nascosto” e sul blog c’era solo il link, ed era anche tutto bello impaginato con tanto di foto di gatto pressochè identico a Diesel. Se ci riesco lo ripristino così, al momento lo inserisco e basta perchè ho paura di perderlo…)
Mmmhh, che noia! mi sto davvero stufando… la mia vita è troppo piatta. E dire che invece secondo Salem ed Eraclito è avventurosa. Mah. Loro effettivamente passano molto tempo in casa da soli, proprio come me, però sono ancora più soli. E i loro umani sono persone così prevedibili… orari regolari, ciotola piena ad orari fissi, arrivano a casa più o meno sempre alla stessa ora. Mi invidiano quei due che dovrebbero occuparsi del mio benessere! Sono buoni, eh, non voglio dire, ma sono anche strani…La mamma è sempre molto apprensiva solo perchè io sono un po’ vivace, però adesso s’è convinta anche lei e la sera mi lasciano la porta aperta sul balcone. Papà invece è molto più diretto e mi invita sempre, di nascosto, a darmi un po’ più da fare e esplorare il mondo e cercarmi un bel gattone… non è che abbia ben chiaro cosa significa, io conosco già gli altri mici del palazzo. Anzi, no, me ne manca uno: sembra che i nuovi vicini vivano anche loro con un gatto, ma non si è ancora visto, l’ho solo fiutato.
Che noia! me ne sto qui sul balcone a godermi l’aria notturna un pochino più fresca. Non so cosa fare per passare il tempo. Mah. Cerchiamo di dormirci su, c’è poco da fare… potrei provare a contare i topolini, per addormentarmi, non ho mica sonno. E fa troppo caldo. Ehi, c’è Salem, laggiù! s’è fatto di nuovo chiudere fuori, il furbone. Ormai la sua umana ci è abituata, se quando è ora di chiudere le persiane lui non c’è e non risponde al secondo, massimo terzo richiamo, lei chiude. E lui resta fuori tutta la notte. Salem, amico mio, vieni a tenermi un po’ di compagnia?
– Ciao micina, che c’è?
– Mi annoio, non riesco a dormire, non ho sonno. Ti ha di nuovo chiuso fuori?
– Ma no, mi lascia uno spiraglio, quando voglio rientro. e tu che fai qui sul balcone?
– Mi godo un po’ il fresco, vedi, i miei umani lasciano spalancato, non ho problemi di finestre chiuse.
– Beh, ma tu al limite te ne stai qui, perchè non vieni a fare un giro sul serio? c’è il balcone del quarto piano che ha delle piante gustosissime!
– Ma io non sono mai stata in giro, non vado fuori dal mio balcone. La mamma non vuole. Strilla quando mi sporgo tra le sbarre…
– Che noiosa la tua umana! Lo faceva anche la mia, ma poi l’ho abituata. Se ubbidisci sempre, continuerà così. Sei un gatto, devi importi di più!
– No, preferisco star qui. Vieni anche tu sul mio balcone, c’è l’erba gatta nuova nuova, non ti va?
– E la tua socia?
– Dorme di là, sul letto. Avrai mica paura di Toni? E’ inoffensiva, non è nemmeno tanto veloce quando mi corre dietro, è pesante!
– Per forza, tu sei pelle e ossa… ma mangi abbastanza? o mangia tutto lei? Comunque, non è che abbia proprio paura di Toni, è che non siamo mai andati d’accordo, io e lei, non so nemmeno bene io perchè. Sai che una volta mi ha fatto cadere da qui? Non mi sono fatto nulla, però da allora preferisco restare a distanza, sai com’è…
– Veramente?! non ne sapevo nulla! com’è successo? ma dai, Toni è buona, alla fin fine! Non mi prendere in giro! e poi ha paura di salire sulla ringhiera, non può averti fatto cadere!
– Ci è riuscita lo stesso, guarda che è più furba di quel che può sembrare.. in fondo è pur sempre la gatta anziana del condominio, un po’ di rispetto glielo si deve. E’ vero, lei non sale sulla ringhiera, ma stando sotto fa casino e molla dei fendenti in aria… io mi sono distratto, mi sono sbilanciato e sono finito di sotto… ero poco più che un cucciolo, adesso non me la farebbe più così facilmente. Si è spaventata anche lei, quella volta, credeva di avermi ammazzato! si è poi scusata, ma io preferisco non scendere sul vostro balcone… una volta m’è andata bene, e abbiamo sette vite, ma eviterei di sprecarle così…
– Non me l’ha mai raccontato, sai? A volte credo di starle un po’ antipatica, o di darle fastidio, invece vorrei tanto piacerle…
– Su, non metterti a fare la lamentosa! Allora, vieni o no? Mi sono stufato di stare qui in equilibrio precario!
– Mah, non so… io… è difficile arrivare fin lì?
– No che non è difficile, dai, sali sulla ringhiera, di qui non c’è pericolo, c’è il balcone. Poi metti le zampe sul balcone di sopra, prendi lo slancio e via! Coraggio!
Oddio, ho paura! e se sbaglio il salto? ma non devo fare in modo che se ne accorga, altrimenti poi mi prenderà in giro a vita. Se solo Toni venisse a fare un giro proprio adesso, almeno avrei la scusa buona per rinunciare! Invece mi sa che dorme beata, e magari la mamma la tiene anche abbracciata, e si fanno le fusa… mentre io qui fuori… uff! Devo farlo, ‘sto salto, non posso più tirarmi indietro, speriamo che sia vero quello che ha detto Salem!
– Allora, piccola? ti decidi?
– Ehm.. ecco… arrivo!!
Fatto, sono saltata. Non ho capito bene come, ma sono dall’altra parte, sul balcone di sopra. Mmmh, non male la vista da quest’angolazione! e che bel balcone lungo! Che pianta sarà questa? ha un buon profumo…
– Ehi, Salem, aspettami! dove sei? … Salem? non lasciarmi qui sola!
– Cosa strilli? vuoi svegliare tutto il cortile? sono qui! vieni, dai, di qui ci sono le scale, è facile passare da un piano all’altro, vieni!
– Arrivo, arrivo… ma lasciami il tempo di guardarmi attorno, tu conosci tutto qui, io è la prima volta che posso scorrazzare dove voglio!
Lo so che è sempre il mio cortile, che guardo sempre e di cui conosco ogni pietra (noi gatti ci vediamo bene!) però visto di qui sembra tutto diverso… è la libertà? eppure prima che mi trovassero più che libera mi sentivo randagia e basta. Non tornerei a quella vita per nessun motivo, troppo faticosa e troppo pericolosa. Io sono una micetta per bene… sono anche un pochettino schizzinosa sul cibo e sulla cassetta, lo ammetto. Ma poter girare un po’ per conto mio, andare dove voglio e poi tornare a casa quando è ora di mangiare o quando fa troppo freddo… ecco, così sarebbe perfetto. Ehi, un insetto! al volo, gnam! buono, perfino i moscerini paiono più buoni! e quella pianta? che bei fiori! e laggiù? adesso scendo a vedere… mmh.. comodo questo zerbino… quasi quasi mi faccio un riposino qui.
– Eh? Cosa? Che c’è?
Ommamma, dove sono? mi sono addormentata! ehi, ma non è il mio balcone! dove sono?
Ah, Salem… ora ricordo.
-Salem! Salem, dove sei? Salem!
Sparito. Mi ha mollato così, senza farsi problemi… starà già a dormire su una poltrona, quel gattastro! se solo riuscissi ad individuare dove… non trovo più i miei punti di riferimento! Vabbè, cerchiamo. Certo che tutta sola… mica mi piace tanto. Poteva non lasciarmi qui, uffa. Che gli costava chiamarmi? Mi svegliava, e io andavo… mica sono più un cucciolo che si addormenta di colpo! Sono rimasta piccola, ma sono un gatto adulto. Posso benissimo farmi tutta la notte sveglia, vabbè, mi sono addormentata, ma perchè non avevo altro da fare, ero tranquilla e rilassata, solo per questo. Credevo che ci fosse anche lui qui con me, e invece…
-Salem!
Io ho paura. E’ buio. Lo so, lo so, sono un gatto, dovrei vedere al buio quasi quanto con la luce… non sono allenata. O sono la prima gatta miope al mondo. Non vedo dove metto le zampe… mannaggia anche alle luci condominiali a tempo! Taccagni! E adesso cosa faccio? Non credo che riuscirò ad arrivare a casa, non saltando la ringhiera. Non è facilissimo, quel salto, l’ho fatto solo una volta! Come posso fare? idea: chiamo la mamma. Mi sente e mi viene a cercare e mi riporta a casa. Geniale!
-Mamma! Mamma! Sono nel cortile, mamma! Mi aiuti a tornare a casa? Mamma!
Non sente. Dorme troppo profondamente. Gli umani dovrebbero imparare da noi a dormire con un occhio solo… noi gatti ci svegliamo subito, quando c’è un rumore, o un movimento anomalo, gli umani no. Gli si potrebbe smontare la casa intorno che non se ne accorgerebbero nemmeno. Che esseri inadeguati. Come avranno fatto ad arrivare tanto in alto nella scala evolutiva, io proprio non riesco a capirlo.
Scendo dalle scale, che è più sicuro, e vado fino in cortile. Ci sarà un’altra strada per arrivare a casa, gli umani non scavalcano mica le ringhiere, nè ci camminano sopra in equilibrio. Vedi come sono intelligente? Basta seguire la strada che usano gli umani. Tanto non mi vede nessuno, non lo saprà mai nessuno che ho dovuto abbassarmi a usare i loro percorsi.
Eccomi in cortile. Non è stato difficile, fin qui. Casa è di là, in fondo al cortile. Ci siamo quasi, alla faccia di quel brutto gattaccio nero che mi ha abbandonato senza tanti complimenti.
Oh, no! Una porta! Chiusa! Come passo dall’altra? Come faccio? Oh, mamma, perchè non ti svegli e non ti accorgi che non ci sono e mi vieni a cercare e mi riporti a casa? Come faccio? Come faccio? Ho paura. Mamma!
Basta piagnucolare. Non sono più un cucciolo, e quindi basta. Sono un gatto, anzi, una gatta e adesso me ne sto tranquilla qui e trovo una soluzione. Ci deve essere per forza. Ecco: prima o poi qualcuno passa e apre la porta e io mi infilo dentro. Semplice. Basta aspettare. E non addormentarmi nel frattempo. Ho avuto paura, ma adesso sono un po’ più tranquilla, adesso che so cosa fare.
La sensazione di paura che ho avuto mi ha fatto ricordare la notte in cui mi hanno portato a casa. Anche allora ho avuto paura e poi però è andata bene, sarà così anche questa volta. Me lo ricordo bene, la notte che mi hanno trovata: era una notte di inizio estate, io ero una cucciolina piccola piccola e facevo un po’ fatica a sopravvivere, non è mica facile fare il gatto randagio. Mi sono spaventata per un rumore forte e sono scappata dal cortile dove stavo di solito, arrivando in strada, e lì, altro che spavento! macchine, rumore e un cane che mi ha subito fiutata! un cane! grosso! mi sono rifugiata sotto un’auto, sono saltata in un punto che mi pareva sicuro e mi sono fermata lì, tremante. Non avevo più il coraggio di scendere, non sapevo dove andare, avevo fame e mi veniva da piangere, quando un umano mi ha sentito e si è fermato, cercando di vedermi e di farmi uscire. Poi sono arrivati quelli che sono diventati i miei umani e gli hanno dato una mano. Io dopo un po’ volevo anche uscire, avevo proprio paura e mi facevano anche un po’ pena, tutti agitati per me, ma lo spavento era troppo. Mi hanno tirato fuori a forza qualche ora più tardi, io gli ho dato un morso quando mi hanno afferrato, credo di aver fatto abbastanza male, ma dovevo ben difendermi! e poi mi hanno messa in braccio alla mamma che mi ha avvolto in un drappo colorato che aveva in borsa e aveva solo più da mettersi a piangere, tanto era contenta di avermi fra le mani. E mi hanno portato a casa, mi hanno dato da mangiare e da bere e hanno deciso di darmi questo assurdo nome, Diesel. Mi hanno spiegato che è per via del motore da cui mi hanno tirato fuori, ma non ho capito bene…
Arriva qualcuno! Chi è? Mi fido? Passo? Non passo? Mica lo conosco, questo umano. Uffa. Perchè invece non esce uno dei vicini simpatici? No, ho paura, non passo. Mi nascondo.
-Micio… micio… che fai qui? ti sei perso? ciao, bel micino!
-Grrr, sono una gatta, ignorante! come fai a darmi del micio?
-Micio, non avere paura! Cosa mi soffi? Vuoi entrare? Abiti qui? Dai, passa, vai a casa! Ti staranno aspettando…
Passo? Vabbè, passo. Di corsa, però, e gli soffio ancora una volta, a questo qui, che non gli venga in mente di cercare di toccarmi!
Passata! Uff. Via di corsa sulle scale. Casa! Dov’è la mia porta? Qual è? Non la trovo. Dov’è?
– Mamma!! Ma sei sorda? Ascoltami! Qualcuno mi senta! Dove siete? Toni, ecco chi dovrebbe sentirmi. E’ un gatto, dovrebbe avere l’orecchio buono. Sta a vedere che io sono un po’ scarsa di vista e lei di udito… bella coppia!
Toni, la mia coinquilina, è una gatta strana: tranquilla, paurosa, pigra. Io salterei tutto il giorno da una parte all’altra, ma lei sembra infastidita dalla mia esuberanza e non partecipa sempre ai miei giochi. Eppure non è poi così anziana! devo sempre insistere e darle il tormento per convincerla a rincorrermi! Come fa a non rendersi conto che dovrebbe essermi grata per la compagnia che le faccio e perchè la tengo in forma? Adesso starà dormendo sul letto degli umani, magari direttamente sdraiata sulla pancia di mamma, tutta contenta. Anzi, tutte contente tutte e due. Credo che la mamma la preferisca a me. Dev’essere per via del carattere più tranquillo, a me dice sempre “piccola peste pelosa” o “catastrofe”, mentre Toni è “il mio amore micioso”. Però papà gioca di più con me, e mi guarda con uno sguardo tutto teneroso. In fondo ce li siamo divisi equamente quei due.
Sento dei rumori sulle scale: mi rintano qui nell’angolino, dovrei essere al sicuro. Ehi, ma sono le voci dei miei! Mi stanno cercando! Finalmente si torna a casa, ho una fame, speriamo non si arrabbino e mi diano subito qualcosa di buono!