Lo zoo di vetro 2

– Be’, sì… gliel’ho detto… la mia collezioncina di vetro.
– Non capisco bene, ho paura. Che vetro è?
– Oggettini, ornamenti più che altro. Quasi tutti animaletti di vetro, le bestioline più piccine che esistano. Mamma lo chiama lo zoo di vetro. Ora gliene faccio vedere uno, se vuole. Questo è uno dei vecchioni. Ha quasi tredici anni. Oh, attento, non fiati se no si rompe.
– Meglio non toccarlo. Non ho le mani delicate.
– Su, tenga, glielo affido! Che bravo, vede che lo sa tenere. Lo alzi alla luce, lui ama la luce. Vede alla luce come risplende tutto?
– E’ vero, risplende.
– Farò male ad essere parziale, ma per lui ho un debole.
– E questo cosa dovrebbe essere?
– Non ha notato il corno sulla fronte?
– Un unicorno?
– Sì
– Gli unicorni non sono spariti nei tempi moderni?
– Si sa!
– Poverino, lui così solo, gli verrà la malinconia.
– Non si lamenta mica, però. Sta lì sulla scansia con quel cavallino senza corna e vanno tutti quanti d’accordo.
– Che ne sa lei?
– Non li ho mai sentiti litigare.
– Non litigano, eh? Allora siamo tranquilli. Dove lo lasciamo adesso?
– Lo metta sulla tavola. Ogni tanto gli piace cambiare paesaggio.
(…)

– La musica da dove viene?
– Dal dancing Paradiso, lì in faccia.
– Se facessimo quattro salti, signorina Wingfield?
– Oh, io…
– O il suo canet è già pieno? Mi lasci dare un’occhiata… Per carità, tutti i balli occupati! Non mi resta che cancellarne qualcuno. Aah, un valzer.
– Non so ballare!
– Ricominciamo col pallino dell’inferiorità?
– Non ho mai ballato in vita mia.
– Avanti, provi.
– Ma le pesto i piedi
– Non sono mica di vetro.
– Come… come si fa?
– Non ci pensi, sollevi un poco le braccia.
– Così?
– Ancora un po’. Eccoci. Adesso non si irrigidisca, questo è il segreto… si abbandoni!
– Che fatica che faccio!
– Va bene.
– Non riuscirà neanche a smuovermi, ho paura.
– Quando scommettiamo che ci riesco?
– Oh, Dio, sì che ci riesco, ci riesco!
– Lasciarsi andare, Laura, niente altro; nient’altro che lasciarsi andare.

(…)

– Cosa abbiamo urtato?
– La tavola.
– E’ caduta qualche cosa, mi pare?
– Sì…
– Non era mica il cavallino di vetro col corno?
– Sì
– Oh! Si è rotto?
– Adesso è un cavallino come tutti gli altri.
– Ha perduto il suo…?
– Corno. Non fa niente. Forse non tutto il male…
– Non mi potrà mai perdonare. Per lei era il più caro di tutti, scommetto.
– Oh, non ho molte predilezioni. Non è tragico. Non è nulla. Il vetro si rompe così facilmente. Per quante precauzioni si prendano. Il traffico della strada fa tremare gli scaffali e ogni tanto ne cade uno.
– Pure sono desolato che sia stato per colpa mia.
– Penserà che abbia avuto un’operazione. Gli han levato il corno così si sente meno… eccentrico. Si sentirà più in famiglia adesso con tutti gli altri cavallini, quelli che non hanno il corno.

work in progress…

Devo scrivere due pagine descrivendo il/la protagonista della mia storia.
Sembra facile, no?
Dopo lunghe incertezze, ho deciso di andare dritta per la mia strada e ho scelto di rimaneggiare il background di Sati che sto giocando con Max il mercoledì. Ho “alleggerito” un poco l’ambientazione fantasy, vedremo se è il caso di fare altre modifiche. Per il momento ho lasciato la prima persona e una forma molto diretta di racconto.
La cosa comica è che ho scritto un po’ più di una pagina e l’unico dato descrittivo puro che ho inserito è la sua età. Descrivere fisicamente un personaggio, per quanto io sappia esattamente com’è fatta, mi risulta difficilissimo.
Sarà una lunga domenica…
Ah, per i curiosi… questa è lei:

Gli obblighi morali ;)

E’ iniziato il corso alla Trebisonda.
E si sta già rivelando emotivamente molto impegnativo. Non ho idea se riuscirò a leggere il mio pezzo agli altri… (ah già, piccolo dettaglio: prima devo riuscire a scriverlo in tempo!)
Nel primo incontro abbiamo letto e commentato dei racconti “illustri”. Ammetto che mi erano del tutto sconosciuti, non ho mai amato eccessivamente la forma del racconto. Il primo era Hemingway. Ricordo con affetto la lettura de Il vecchio e il mare, ma questo racconto non m’è piaciuto, ho trovato lo stile molto faticoso, pieno di ripetizioni che avevo voglia di segnare! Il secondo era di Carver, e non è andata molto meglio. Anche qui uno stile “strano” e al mio orecchio dissonante, una storia cupa e disturbante.
Infine, ma non in classe, il racconto di Annie Proulx da cui suppongo sia tratta la storia di Brokeback Mountain. Non ho visto il film, per la cronaca. Questo racconto m’è piaciuto un po’ di più degli altri. Triste e senza lieto fine anche questo. Ma almeno con una bellissima frase conclusiva!

Restava uno spazio vuoto tra ciò che sapeva e ciò che voleva credere, ma non ci poteva far niente, e se non la puoi risolvere devi prenderla così com’è.

(la vita?)

Lo zoo di vetro

Stasera sono stata a teatro, a vedere Lo zoo di vetro.
Scelta non mia nell’ambito dell’abbonamento, non ne sapevo assolutamente nulla, lo ammetto.
Fulvio prima che iniziasse mi ha raccontato del film che ne era stato tratto, e io ho pensato che lo avesse visto. Perciò alla fine ero molto perplessa. Cioè, tu mi porti a vedere una roba così e non mi prepari in nessun modo? Ma allora proprio non mi conosci per nulla!
Poi invece ha detto di non averlo mai visto, e di sapere solo che era stato adattato per il cinema. E non ha capito il mio commento, s’è domandato stupito perchè dicevo quelle cose.
E forse è più grave. Ok, non lo avevi visto, quindi non potevi sapere.
Ma adesso lo abbiamo visto insieme, hai ascoltato quello che hanno detto… e ancora non capisci?
Piangere in pubblico è una di quelle debolezze che non mi concedo mai, e in teatro è anche peggio che al cinema. Ma a quanto sembra sono stata abbastanza discreta anche stavolta, e lui distratto come al solito.

2. Un regalo da Tiffany

L’unica consolazione è che non l’ho comprato….
Volete leggere un libro inutile? Siete come me curiose di capire perchè mai ‘sta roba abbia venduto tanto? Prego, accomodatevi…
(parlo al femminile perchè escludo che un uomo possa essere attirato da questo titolo)

Un regalo da Tiffany di Melissa Hill (Newton Compton) è uno dei peggiori libri che abbia letto ultimamente.
Come dicevo, per fortuna almeno non l’ho comprato. L’ho visto in libreria a casa di mia cugina e me lo sono fatto prestare. Volevo una lettura leggera, ed ero curiosa di sapere cos’avesse di speciale questo libro che ha venduto tanto.
Bene, l’ho capito. Edizione cartonata, ben rilegata, un libro “che fa bella figura” e un prezzo incredibilmente basso: solo 9,90 di copertina. Che col 15% di tanti supermercati fa meno di otto euro e mezzo.
E’ stata dura arrivare alla fine di questa storia melensa, insensata e spaventosamente scontata. Vi dico solo che attorno a pagina 50 avevo capito come andava a finire e quale sarebbe stata la coppia “in uscita” dopo le oltre 400 pagine del polpettone. In mezzo una girandola di colpi di scena, troppi, e nello stesso tempo una trama che ristagna in una maniera allucinante.
La premessa poteva anche non essere male: la vigilia di Natale due uomini entrano da Tiffany, fanno due acquisti completamente diversi, poi il caso ci mette lo zampino e i pacchetti vengono scambiati. Le vite dei due poveretti (in senso stretto… un eccessivamente buono, sfigato e inspiegabilmente ricco giovane professore e un fastidiosissimo esemplare di maschio decerebrato, si poteva scegliere qualcosa di meno scontato?) e delle loro altrettanto incredibili – nel senso di non credibili – fidanzate vengono sconvolte.
Seguono circa 380 pagine di assurde peripezie da parte del primo per recuperare il legittimo pacchetto.
All’ultimo scarno capitolo il compito di rivelare come le coppie si sono rimescolate dopo la scoperta non solo dello scambio di confezioni regalo ma anche di una serie non meno assurda di tradimenti e sotterfugi.

Buono, se proprio non potete farne a meno, per pareggiare le gambe del tavolo. Anzi, nemmeno per quello. 416 pagine e la copertina cartonata lo rendono davvero troppo spesso anche per questo compito….

1. La trilogia del BarLume

Ed ecco il primo libro dell’anno nuovo. Veramente l’ho finito da qualche giorno, ma non ho avuto tempo di scrivere. E sto leggendo troppe cose insieme, per cui finisco il primo libro dopo un sacco di giorni dall’inizio dell’anno! (Uno degli altri in lettura è il bello ma lunghissimo La via dei Re di Brandon Sanderson! non posso portarmelo in giro perchè è troppo spesso)

In realtà varrebbe per tre, questo libro… Trilogia del BarLume come suggerisce il titolo è una raccolta dei tre romanzi (piuttosto brevi, in effetti) pubblicati da Sellerio tra il 2007 e il 2010 con gli stessi protagonisti: il bar(r)ista Massimo e i vecchietti terribili Ampelio, Rimediotti, Aldo e Del Tacca.
Massimo, matematico frustrato nelle sue ambizioni accademiche, ha vinto una discreta somma al Totocalcio e ha aperto il BarLume che gestisce con piglio molto personale insieme all’aiutante Tiziana, particolarmente apprezzata per le sue forme procaci. Frequentatori abituali del bar, quasi parti dell’arredamento, sono il nonno di Massimo, Ampelio, e gli altri tre anziani ed arzilli amici.
In tutti e tre i romanzi a Pineta, l’immaginario paesino marittimo toscano in cui le storie sono ambientate, accade un delitto e Massimo si trova più o meno suo malgrado invischiato nelle indagini. E poichè chi rappresenta l’autorità non sembra essere stato baciato troppo dall’intelligenza e dalla prontezza di spirito, Massimo e i suoi vecchietti, instancabili raccoglitori di dettagli apparentemente insignificanti, finiscono per dover sbrogliare il caso.
Il clichè è piuttosto simile nel primo e nel secondo romanzo, mentre nel terzo viene introdotta una variante.
Ma in fondo non è importante la trama, o almeno non così tanto. Quello che dà veramente gusto al tutto è la caratterizzazione dei personaggi, i dialoghi in dialetto toscano a volte ai limiti del comprensibile, le gag dei vecchietti.
Una lettura davvero gustosa e divertente, consigliatissima!

E’ solo invidia?

Ho un problema di coerenza. Ho passato anni a scrivere una storia (attualmente in fase di “riposo”, sto cercando di dedicarmi ad altro per mettere la giusta distanza… anche se cosa sia non mi è del tutto chiaro) in cui la protagonista ha circa la metà degli anni del personaggio maschile. E il loro è un amore perfetto. Ma perfetto perfetto. Così tanto che mi sono chiesta più volte se non dovevo cercare di fare qualcosa, di introdurre un elemento di disturbo qualsiasi. Ci ho provato, con scarsissimi risultati: mi sono inventata un potenziale terzo incomodo, di età adeguata alla ragazza, ma si è rivelato felicemente gay. Alla fine mi sono arresa. E’ davvero un amore perfetto, la differenza di età non conta nulla, loro due sono fatti uno per l’altra, punto e basta. E’ una cosa ai limiti del soprannaturale, sono legati come ET e la piantina. Al massimo ci può stare il tormentone, da parte di lui, di sentirsi troppo vecchio, ma la cosa si limita a qualche battibecco, giusto per renderlo più umano. Lyos mi ha sempre dato questo problema: così perfetto da parere troppo poco reale, ma temo di amarlo proprio perchè è così.

Tra i miei genitori ci sono 13 anni, quando si sono sposati mia madre aveva 22 anni e mio padre 35. Stanno insieme da 42 anni, più qualcuno di fidanzamento, a me sembra senza grossi scossoni. Chissà, forse mi hanno influenzato col loro esempio. Mi ricordo di un ragazzo di cui ero innamorata, molti anni fa, che mi ripeteva “Ma i tuoi lo sanno che ci vediamo?” e io lo rassicuravo, e lui “Ma lo sanno che ho 6 anni più di te?” e io gli dicevo di sì, certo che lo sapevano (ed era vero) e lui “E non si preoccupano?” a quel punto io scoppiavo a ridere e gli spiegavo che visto che fra di loro ce ne sono 13, di anni, sarebbero stati quantomeno incoerenti a fare storie.
Enrico non era la persona giusta, e la cosa non s’è mai trasformata. Dopo, ho avuto una storia con un ragazzo che aveva tre anni meno di me. La cosa all’inizio mi angosciava letteralmente, poi evidentemente m’è passata visto che abbiamo condiviso un bel tratto di strada insieme e spesso penso che fosse più maturo e responsabile di me. Il mio attuale compagno ha 4 anni più di me, il che lo configura in quella fascia “media” e “giusta” di differenza.
Ho quarant’anni, e la sensazione di aver ancora tutto da fare, tutto da scegliere, anche se non è così. Recentemente ho chiesto a uno di 38 perchè mai si fosse sposato così presto, e lui ha riso e mi ha detto “Guarda che ho quasi quarant’anni”. Sì, e allora? Io li ho già compiuti, e mica mi sento pronta. Quando sento di gente che si sposa, miei coetanei o poco meno, mi domando sempre che motivo hanno di farlo, mi chiedo se c’è di mezzo un figlio in arrivo (che mi pare ancora una buona motivazione per farlo) e non capisco affatto se non ci sono cause esterne che hanno causato la decisione.
E per tornare alla questione iniziale, peggio è se c’è molta differenza di età. Insomma, salvo pochi casi di gente troglodita, non è che devi sposarti per poter uscire di casa, come avveniva una volta. Ecco, ai tempi dei miei, mia madre non avrebbe mai potuto andare a vivere da sola o men che mai a convivere. Se voleva uscire di casa, una ragazza doveva sposarsi. O aspettare di essere abbastanza vecchia per essere considerata zitella senza speranza, dopo aver ovviamente accudito i genitori fino alla fine restando nella casa d’origine. Ma oggi non più.
Perciò, che cosa diavolo può spingere una ragazza che ha poco più di 25 anni e che presumibilmente ha appena finito di studiare, e coi tempi che corrono se va bene lavora in un callcenter oppure è invischiata in qualche praticantato schiavistico di qualche tipo, una ragazza senza indipendenza economica, a legarsi sposandosi con uno di oltre dieci anni più vecchio di lei? che cosa possono mai avere in comune?
I miei colleghi più giovani mi paiono degli alieni, giuro. Fatico anche solo a sostenere una normale conversazione modello “bella giornata oggi”, non capisco le cose che dicono, non conosco gli attori o i cantanti che loro apprezzano, non guardo le stesse cose in tv (vabbè, ok, io non guardo proprio la tv). Cosa potrei fare tutti i giorni della mia vita “finchè morte non vi separi” con una persona del genere?
Mi viene automaticamente da pensare male. Che lei cerchi di sistemarsi. Che lui la apprezzi solo perchè è giovane. Devo ammettere che sono impietosa specie con lei.

E la mia coppia perfetta? Come fanno Lyos e Mandala ad andare perfettamente d’accordo, ad amarsi così tanto da passare sopra qualsiasi cosa?

Ah già.
SPOILER, SCUSATE
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L’importante è prendere una decisione

Ho deciso, mi iscrivo al corso della Trebisonda.
L’hanno già fatto una volta l’anno scorso e avevo esitato troppo e alla fine non mi ero iscritta.
Ma stavolta lo faccio. Tanto per essere sicura di non cambiare idea l’ho già raccontato a mezzo mondo… ok, è un sistema un po’ infantile, ma dovrebbe funzionare. L’unica cosa che mi potrebbe fermare potrebbe essere il non trovare posto!
Perchè esito tanto? Beh, è semplice:

Nella seconda parte, leggeremo e discuteremo il lavoro dei partecipanti.

L’anno passato non avrei neppure saputo da dove iniziare… nel pc c’era solo il consueto, amatissimo, caos di file che compone “quella roba che sto scrivendo”, ma qui si parla di racconti. Una forma letteraria che, ammetto, non ho mai amato troppo. Spesso mi lasciano l’amaro in bocca, e se invece “funziona”, allora mi spiace che sia così corto. Sono da romanzi fiume, io.
Non so se è stata anche colpa di questa mancata iscrizione, ma da allora ho messo insieme qualcosina, partendo perlopiù da quegli stessi personaggi e tematiche, ma cercando di dare una forma compiuta in un numero limitato di pagine.
Resta il problema emotivo. Non sono abituata a condividere quello che scrivo, ultimamente sto spammando qua e là i link di questo blog, ma poi non mi informo mai di cosa succede dopo, non ho idea se qualcuno si sia mai preso la briga di leggerli davvero. Stare in un gruppo di aspiranti scrittori e sottoporsi al giudizio degli altri è un po’ diverso, e non sono proprio sicurissima di reggere. Molti non ci credono, ma io sono timida.
Forse è questo l’ostacolo più grosso, ma una volta che l’ho detto in giro, devo andare avanti, no?

Penso che porterò una versione riveduta del background di Sati, il pg che sto giocando con Max il mercoledì. Mi sto però domandando se devo avere già una bozza del racconto o se l’idea è di crearlo man mano, settimana dopo settimana.

Buoni propositi per il 2012

Scrivere una recensione, un commento, un qualcosa… per ognuno dei libri che leggerò.
Iscrivermi a un corso di scrittura, perchè anche se sono un po’ scettica, a qualcosa devono servire. Se non altro, a uscire dal bozzolo.

Al momento, sto leggendo La via dei Re del mio amato Brandon Sanderson, ma siccome è troppo ingombrante da portare in giro, in borsa ho messo La trilogia del BarLume di Marco Malvaldi e mi sta piacendo parecchio.
Anche Sanderson. Ma è strano, tanto.

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