Raul

topo Questo bellissimo cagnone, qui in una foto di qualche anno fa, col pelo più folto e i colori più vivi, se ne è andato questa mattina, dopo un urto con un’auto che sembrava niente e invece…
Aveva quattordici anni compiuti e tutti gli acciacchi che può avere un cagnone di quella stazza e di quell’età, ma tutto sommato stava benino e la sua famiglia umana contava di poter godere ancora a lungo della sua compagnia.
Razionalmente l’unica cosa che si può dire è che non ha avuto tempo che qualche minuto per soffrire e che ha sollevato i suoi umani dal dover prendere decisioni terribili nel caso il suo declino dovuto all’età fosse passato dagli acciacchi a qualcosa di non facilmente gestibile.
Per il resto, purtroppo, si può solo lasciar fare al tempo.

Conoscevo Raul da sette o otto anni, l’avevo visto una prima volta non ricordo bene in quali circostanze, poi un agosto che ero sola a Torino per alcuni giorni il suo umano si prese cura di me, chiamandomi tutti i giorni per sapere se avevo bisogno di qualcosa (non ero abituata a stare da sola, e per di più in pieno agosto!) e invitandomi poi una sera a cena. Arrivai a casa sua aspettandomi l’assalto del cane, ma nulla.
“E Raul?”
“E’ fuori con mia madre, non dovrebbe tardare”
Quando entrò in casa mi trovò all’istante e mi bloccò letteralmente sul divano, due zampe sul bracciolo e due a terra, mentre la madre, che non avevo mai visto, cercava invano di trattenerlo e io biascicavo un “Tranquilla, ci conosciamo già” che sarà suonato un po’ comico.
A Raul piaceva leccare gli umani, a me un po’ meno farmi leccare, eppure più andava in là con gli anni e più finiva che ogni volta che entravo in quella casa mi accovacciavo e gli permettevo di darmi un “bacino”, ammonendolo a non esagerare…
Dicevano che ero l’unica persona estranea che aveva nel tempo accettato quasi al pari dei suoi famigliari, e io ne ero orgogliosa. Adoro i cagnoni, e lui era così buono e intelligente che quando usciva con me al guinzaglio non tirava e stava al passo, ma se solo c’era anche Fulvio allora decideva che tanto io potevo ancorarmi a lui e poteva fare il cane agitato.
Gli avevo fatto anche da dog sitter, una volta, io e lui da soli per quasi una giornata. Mi era piaciuto molto dormicchiare con lui di fianco al letto, la mano appoggiata sul suo pelo. Sarà stata la stazza non indifferente, ma dava un senso di sicurezza averlo accanto.

Buon viaggio, topo. Sei stato un cane molto amato e sarai ricordato a lungo da chi ti ha voluto bene.

Marco Malvaldi Milioni di milioni Sellerio 1/2013

Eccolo qui, il primo libro del 2013, nonchè il mio primo libro in digitale.
Mi ha fatto un po’ effetto leggerlo così, insomma, non sembra davvero di leggere un libro, però devo ammettere che è molto comodo. Insomma, devo abituarmi agli aspetti più strani di questo modo di leggere.
milioni-di-milioni
A Montesodi Marittimo, paesino toscano che a dispetto del nome è in montagna, gli abitanti hanno due particolarità: sono dotati di una forza fisica straordinaria e portano in gran quantità un doppio cognome, di cui uno è sempre “Palla”, dal nome del signorotto locale di molti anni prima, che si dice sia l’antenato diretto di buona parte dei paesani.
Piergiorgio Pazzi, un giovane ricercatore di medicina genetica, e Margherita Castelli, storica, vengono inviati nel paesino per uno studio sovvenzionato dall’università. I due vengono ospitati presso case private e provano a integrarsi nella vita del paese con alterni successi.
Ma una mattina Piergiorgio ha una bruttissima sorpresa: la sua anziana padrona di casa è morta e lui, che è medico, non tarda a capire che la donna è stata uccisa, e siccome c’è stata una abbondantissima nevicata che ha completamente isolato non solo il paese dal resto del mondo, ma addirittura la parte alta da quella bassa, i sospettati non possono essere molti.
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