Sottili ma fondamentali differenze…

Il NaNo2017 incombe, dicevamo, ed è ora di organizzarsi.
E fra un pensiero da mettere a fuoco e una discussione su FB sul gruppo apposito (qui) mi sono venute delle riflessioni a proposito della generalizzazione “catastrofe” del personaggio femminile.
E’ piuttosto nota la mia attuale passione per i romanzi di Alice Basso, e non è difficile immaginare che l’idea per il NaNo2017 mi sia arrivata da lì, dopo aver consumato i tre romanzi (ma quando arriva il quarto?) ed essermi dedicata a qualche banale esercizio di scrittura che non oso neppure chiamare fanfiction, tanto era un abbozzo incompiuto senza né capo né coda.
Bene, cercando appunto notizie in rete in merito al prosieguo della storia, ho trovato qua e là dei curiosi parallelismi nei commenti fra le vicende narrate dalla Basso e quelle de L’allieva di Alessia Gazzola, che a suo tempo avevo letto (solo il primo però). Oggi poi in una conversazione sul mio personaggio femminile (che fortunatamente e faticosamente sto cercando di discostare un po’ dall’essere la brutta copia di Vani Sarca) è venuta fuori anche Bridget Jones di Helen Fielding (anche quella letta anni e anni fa, anche lì solo il primo).
Ecco, no.
Bridget Jones l’ho sempre detestata, tanto. E sebbene Alice Allevi mi sia risultata più empaticamente simpatica, non sopporto molto neppure lei.
Non me ne vogliano le due autrici ma le loro personagge sono due cretine, immature, irresponsabili. Bridget Jones particolarmente. Dio quant’è fastidiosa. E se le cose vanno male, è perlopiù solo colpa loro. Quasi mi fa piacere quando gliene capita qualcuna. Ben ti sta, la prossima volta usi il cervello, visto che ce l’hai.
E come dice il proverbio Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Vani Sarca grazie a non so quale divinità è di un’altra pasta.
Sì, ok, apparentemente pure lei appartiene al genere sfigata senza speranza, ma c’è una differenza: è una sua scelta. Detesta il 99% del resto del genere umano per scelta e non passa il tempo a piagnucolare diomio come sono sfigata ecco nessuno vuole essere mio amico. E’ un raro esempio di una solitaria che sta bene così, e che non ha bisogno di avere amici successo e vita sociale per sentirsi appagata.
Che poi sia un po’ irreale e che al momento giusto sappia trasformarsi in anima della festa o che nonostante la sua dieta assurda birra scura + patatine al formaggio abbia un’invidiabile forma fisica… eh, vabbè. E’ un romanzo.
Vani è coerente, ed è il motivo per cui l’ho amata tantissimo fin dal primo momento.
Barcolla un po’ sotto il peso di un fidanzato figo e famoso, ma regge, per fortuna.
(Ti prego, Alice Basso, non fare scherzi… non mi rovinare tutto nel quarto, eh. Ci conto!)
Scrivere una storia che abbia per protagonista una disadattata sociale che si lagna della sua condizione non mi interessa minimamente.
Voglio una personaggia come Vani, dura e pura, coerente, che se è disadattata sociale abbia un buon motivo per esserlo e che non se ne lagni.
Chissà se mi riuscirà?

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