Knit antistress

Marzolino

Io non amo particolarmente i weekend (e sopratutto le domeniche) in cui non ho nessun programma. E’ vero che da quando ho un lavoro che mi costringe ad alzarmi a orari innaturali per i miei bioritmi la domenica è diventata l’occasione per recuperare un po’ e reggere alla settimana successiva, però continuo a patire un po’ questi pomeriggi vuoti e solitari. Oggi poi piove, è grigio e non fa venire voglia di uscire (anche se riempire un po’ il frigo sarebbe una buona cosa…), la gatta dorme nascosta in uno dei suoi rifugi e io… sferruzzo.
Ho preso i ferri in mano due o tre anni fa.
Da ragazzina lavoravo con l’uncinetto, avevo imparato a scuola, mi era piaciuto e ogni tanto facevo qualcosa, andando un po’ a occhio e aggiustandomi dove non sapevo. L’uncinetto è più amichevole dei ferri, lo penso anche adesso, che tutto sommato preferisco i ferri. L’uncinetto è “semplice”, hai una maglia sola per volta, non puoi perderla, se sbagli tiri il filo e riprendi senza problemi. Coi ferri avevo avuto qualche timido approccio, molto timido. La zia Gianna, sorella di mia nonna paterna, era bravissima e paziente e mi piaceva molto, ma è morta quando io avevo appena nove anni e non ho fatto in tempo a imparare. Sapevo fare dritto, rovescio molto meno, e qualcuno doveva montarmi le maglie e chiudermi il lavoro. Insomma, un disastro.
Beh, in fondo è andata bene: quando ho (ri)scoperto i ferri, non sapendo fare praticamente nulla e non toccandoli da trent’anni o quasi, ho trovato più facile abituarmi ai comodissimi circolari e a usare la sinistra per tenere il filo, non avevo preconcetti né gesti automatici da correggere. Lavorare trovandosi con le amiche, fra una tazza di caffè e una chiacchiera, magari anche con uno o due cagnolini che fanno da mascotte, è terapeutico.

Oggi niente amiche e niente cagnolini, ma un progetto tutto nuovo, lo scialle Marzolino che Elena Grecchi mi ha affidato in anteprima. Non ho mai fatto da (quasi)tester!

Adoro gli scialli, non ne posso più fare a meno, li uso in qualunque stagione, e sto cercando di averne uno adatto per ognuno dei (pochi) colori con cui di solito mi vesto (per esempio, amo moltissimo Soffio di Venere, sempre di Elena Grecchi, ma l’ho fatto in sfumature di rosso e se non sono vestita di nero o di grigio sono un po’ in difficoltà a metterlo)
Marzolino sta crescendo sul verde, d’altra parte con un nome così poteva essere diverso? e oggi mi aiuta anche a non pensare che mancano quattro giorni alla scadenza del mio contratto e non so ancora nulla di ufficiale. Ho sempre preso con un certo distacco i rinnovi di contratto, anche perché in certi posti, dove quando ti facevano più di venti giorni era un avvenimento, e quindi di fatto eri sempre sotto scadenza, o li prendevi con distacco o davi i numeri. Stavolta un po’ meno, sarà che sono dodici mesi che sono lì dentro (e anche questo è un avvenimento, da quanto non vedevo un contratto così lungo?), che il posto è piuttosto buono, i colleghi molto meglio della media vista in questi anni di precariato… o sarà semplicemente che si invecchia, e quella stabilità che a vent’anni vedevo come il fumo negli occhi adesso mi sembra un obiettivo da conquistare per aspirare a una vita adulta un minimo tranquilla…
In ogni caso, grazie Marzolino :)

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