Vittoria (adesso l’ho letto)

Barbara Fiorio Vittoria

La fotomanzia esiste.
Togliamoci questa cosa, diciamola subito, e diciamo anche questa strana parola proprio nella prima frase.
Oh.
E adesso possiamo parlare del libro.
:)
Vittoria ha quarantasei anni, ha studiato grafica e per un po’ di anni ha fatto il mestiere per cui ha studiato. Poi come spesso accade le cose si sono un po’ ingarbugliate e ha perso il lavoro stabile, ma la cosa non l’ha eccessivamente preoccupata. Il resto della sua vita stava andando bene, aveva una relazione appagante, i soldi non erano un grosso problema, e anzi ne ha approfittato per esplorare nuovi confini, ha scattato delle belle foto che sono state notate e così ha firmato un paio di campagne pubblicitarie che sono tuttora ricordate come particolarmente riuscite. Ha un altro progetto fotografico sul punto di partire, anche se sta stentando un po’, ma non se ne preoccupa troppo, funziona così, non ci sono tempi certi. Sarà per il mese prossimo, di sicuro.
Poi però il suo compagno se ne va, lasciandola in un abisso di disperazione. E’ una roba squallidissima, non le dice Ciao io me ne vado, ma inscena un lento stillicidio di assenze sempre più lunghe e sempre meno giustificate, finché la rottura diventa palese.
Vittoria rischia di crollare sotto il peso del fallimento della sua vita sentimentale, e come spesso accade sembra che nulla vada più per il verso giusto, e si ritrova anche senza prospettive lavorative perché il progetto sempre sul punto di partire viene annullato. E comunque lei, in crisi, non riesce più a prendere la macchina fotografica in mano, le sembra di aver perso completamente la sensibilità per scattare.

Per fortuna ci sono le amiche, quella rete provvidenziale che purtroppo nella vita reale se si ha proprio tanta tanta fortuna è costituita da una singola amica, mentre qui sono diverse: c’è Alice, la più presente e solida, che ospita Vittoria durante le settimane in cui non riesce quasi a entrare in casa propria se non per accudire il gatto Sugo, c’è Monica, spirituale e un po’ matta, che fornirà lo strumento attraverso cui Vittoria inizierà la risalita, e c’è quella più lontana fisicamente, Irene, ma sempre presente per vie virtuali, pronta ad accorrere al bisogno. E forse anche la più saggia delle tre. C’è perfino un uomo, a riabilitare la categoria, che altrimenti sarebbe stata lasciata nelle peraltro ottime zampe del gatto Sugo.
Dopo aver tentato tutte le vie classiche della ricerca di un lavoro qualsiasi per guadagnare qualche soldo, Vittoria inizia a leggere i tarocchi. E’ stato tutto un caso, Monica le aveva regalato tempo prima un buono per andare da una cartomante, e poi a una festa per una serie di malintesi e fraintendimenti qualcuno crede che Vittoria legga le carte e la contatta in questo senso.
Inizia così una surreale sfilata di casi umani più o meno assurdi a casa di Vittoria: lei ha effettivamente studiato i tarocchi per prepararsi a sostenere questa stranezza, convinta appunto dalle amiche, ma scopre che far parlare le persone non è difficile, e che perlopiù quelli che vanno da lei hanno bisogno più del buon senso che delle carte, o addirittura che sanno benissimo cosa devono fare, ma hanno bisogno di una piccola spinta, e se credono che questa spinta arrivi dalle carte è ancora meglio.
Il gatto Sugo, un gatto anomalo, socievole e giocherellone, è l’assistente perfetto per aiutare le persone a sentirsi a proprio agio e ad aprirsi.
Un giorno arriva Valentina, una ragazza sfiduciata e messa in ombra dalle persone che la circondano, schiacciata dalle aspettative e dai desideri altrui e “prigioniera” di un amore ormai finito e Vittoria seguendo l’istinto le scatta delle foto mentre parla, per dimostrarle che non è affatto così grigia e insignificante come pensa di essere. Da quel momento, non sempre, solo quando le sembra sia necessario, quando lo sente, Vittoria scatta foto ai suoi consultanti, che accettano di buon grado questa strana variazione, e la ripagano con scambi in natura, dalle uova fresche di giornata alla bottiglia di liquore (ma le pagano anche un onorario da cartomante).
Le foto iniziano a circolare, la fama di Vittoria cresce. Dopo aver fatto firmare liberatorie a tutti per l’uso delle foto e con l’aiuto proprio di alcuni dei suoi clienti mette su un progetto fotografico che ottiene una certa popolarità sui social e Vittoria viene nuovamente contattata anche per dei lavori fotografici meno bizzarri ma sicuramente meglio pagati.

Cheddire? La storia non è particolarmente originale, e il titolo, nonché nome della protagonista, è uno spoiler impossibile da sfuggire.
E’ovvio che finirà bene.
Ma non importa, è interessante vedere come succede, cercare qualche spunto, perché c’è una Vittoria in ognuno di noi. Ci siamo passati tutti, il lavoro, l’amore, una delusione più difficile di altre da digerire. Siamo finiti tutti a terra per un qualche motivo più o meno valido e abbiamo dovuto trovare un modo per venirne fuori. La povera Vittoria è un personaggio letterario e quindi le sfighe le arrivano tutte insieme, mancava solo una malattia e poi il quadro era completo… ma a me è risultata lo stesso credibile.
E poi lo stile di Barbara Fiorio, la sua ironia, sono impossibili da contenere.
Ho letto una ventina di pagine il primo giorno, una ventina il secondo, e il terzo sono andata avanti finché l’ho finito. Ho dovuto fare solo una piccola pausa mentre ero in tram perché mi vergognavo a piangere in pubblico.
Ecco, si piange un sacco in questo libro, io vi avviso. Gli altri libri della Fiorio sono divertenti, qua e là c’è un elemento di possibile commozione (io ho pianto pure sul finale di Chanel non fa scarpette di cristallo…) qui si fa sul serio. Credo che nessuno arrivi al fondo senza piangere in qualche punto. Perché dice qualcosa da cui è passato il lettore, quasi certamente.

La fotomanzia esiste, e la mia attuale immagine del profilo su fb ne è la prova :)

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