Un giorno, tutto questo… #salto18

SalTo18

Correva l’anno 1988 e il 18 maggio a Torino Esposizioni aprì il primo Salone del Libro di Torino.
Ci lavoravano da anni Angelo Pezzana e Guido Accornero e s’erano presi insulti e sberleffi un po’ da tutte le parti. Invece, centomila visitatori e 553 espositori, niente male come prima edizione ;) SalTo prima edizione
Io avevo… vabbè, diciamolo, avevo sedici anni ed ero un’adolescente disadattata solitaria e gran lettrice.
Sinceramente non posso giurare di esserci andata, a quella prima edizione. Non lo ricordo, e me ne dispiace. Il trasloco al LingottoFiere è del 1992, e io sono assolutamente certa di essere andata più di una volta a Torino Esposizioni, quindi se non proprio alla prima, alla seconda di sicuro sì.
In seguito, ci sono andata quasi sempre, potrei aver saltato un paio d’anni. Insomma, in tutto ho idea di aver visto almeno 26 o 27 delle 31 edizioni fatte finora. La maggior parte per conto mio, forse una o due con la scuola, molte dall’altra parte del bancone, diciamo così. Ho aiutato amici che avevano lo stand, ne ho fatta una da espositore quando avevo la libreria e venne deciso che TorinoComics sarebbe stata una costola del Salone (il matrimonio durò un solo anno, ma fu mitico), diverse come “addetto ai lavori” quando lavoravo per un giornale politico, e poi in biblioteca, o comunque come libraio non espositore.
Avevo una passione per l’orario serale, abolito da un paio d’anni, e per il lunedì, giorno tradizionalmente un po’ più tranquillo e reso interessante da qualche sconto dell’ultimo momento. Spesso i messaggi di chiusura mi coglievano ancora intenta a gironzolare fra gli stand che stavano iniziando a raccogliere i libri e a smontare tutto. Un poco malinconico ma affascinante. Così come trovo ancora emozionante entrare, come ieri, mentre fervono gli ultimi lavori e tutto sa ancora di colla e di vernici e c’è un casino pazzesco, che per miracolo la mattina dopo si trasformerà in ordine e pulizia.

Amo profondamente il Salone, e per lui faccio una (sofferta) deroga annuale al mio odio per i luoghi affollati, la ressa e le code.
Cerco, per quanto possibile, di evitare gli orari peggiori, e in questo senso avere la possibilità di entrare più volte, con il pass come quest’anno o con un abbonamento, aiuta un bel po’. Per esempio eviterò sabato. Domenica invece ho un paio di amici che presentano i loro libri e quindi mi butterò nella mischia, ma probabilmente mi limiterò a raggiungere la sala conferenze scegliendo i percorsi meno affollati, se ce ne sono…
Poi è sempre l’occasione per fare incontri più o meno buffi: quest’anno, al primo giorno, ho finalmente conosciuto di persona un amico virtuale di Facebook, che era allo stessa presentazione a cui ero io, e che era veramente l’ultimo posto dove pensavo di incontrarlo, e quando stavo per uscire mi sento chiamare, mi giro e… tuffo indietro di vent’anni. Il fidanzato della mia migliore amica dei tempi dell’università. Che quando era diventato ex non l’aveva presa troppo bene, e come nel migliore dei cliché io lo consolavo (no, non in quel senso, non è mai successo niente) e il sabato andavo a prenderlo all’uscita dal lavoro e andavamo in giro fino a quando lui aveva il treno per andare a passare la domenica dai suoi, che abitavano fuori Torino.
“Ti trovo benissimo, non è per niente passato il tempo”
“Anche tu sei sempre uguale”
Lì per lì sembra un complimento. Ma poi ci pensi e ti domandi: ma allora quando avevamo venticinque anni ne dimostravamo quarantacinque? o adesso che ne abbiamo quarantacinque ne dimostriamo venticinque? o una via di mezzo, a venticinque sembrava ne avessimo dieci di più, e ora dieci di meno?
Questo dilemma mi tormenterà a lungo, lo so…

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