Lontano da casa – Enrico Pandiani

Ha dovuto aspettare un po’, questo libro, ma quando è arrivato il mio “turno” (prima l’aveva letto mio padre) l’ho letteralmente divorato.

Jasmina Nazeri è una ragazza di origini iraniane, giunta in Italia da bambina, con una storia difficile alle spalle. Il padre, benestante in patria, si è ritrovato a non essere nulla nel nostro paese e a far fatica a tirare avanti. Ma Jasmina ce l’ha fatta, vive in Barriera, quartiere periferico di Torino, lavora come insegnante per immigrati, e fa volontariato con molte altre persone, italiane e no, presso un’associazione di raccolta alimentare. Conosce tutto il quartiere, ed è conosciuta da tutti.

Per questo quando c’è un omicidio viene prelevata dalla polizia e condotta sul luogo del ritrovamento del cadavere, sperando che sappia qualcosa, almeno chi è la vittima. E purtroppo Jasmina sa chi è, si tratta di un suo ex allievo, e incidentalmente suo ex.

Veniamo a conoscere pezzo per pezzo tutto il complesso delle sue relazioni, da Antonio, suo “fratello” figlio della coppia che l’ha adottata quando è rimasta orfana, a Smemo, uno dei senzatetto con cui ha un rapporto più stretto, a Rosanna e Mary, le padrone di casa, singolari persone, a Pandora Magrelli, poliziotta finita per punizione in Barriera, dura e integralista, l’esatto opposto di Jasmina.

Dopo l’omicidio di Taiwo ce n’è un altro, legato al primo, e la tensione sale, portandoci all’epilogo (che come al solito non svelerò)

Peccato che questo romanzo non sia l’inizio di una serie, sarebbe stato interessante vedere come si sarebbe evoluta Jasmina, e anche gli altri personaggi.

Gianrico Carofiglio – La disciplina di Penelope

Penelope si sveglia dopo una notte passata con uno sconosciuto, si alza e se va silenziosamente. Era un pubblico ministero fino a un misterioso incidente che ha messo fine alla sua carriera e in qualche modo alla sua vita. Ha conservato solo un senso di disciplina che non abbandona mai.

Un giorno arriva da lei un uomo che è stato accusato di aver ucciso la moglie, poi concluso con l’archiviazione, ma questo non ha lavato via l’orribile sospetto che sia stato lui. E l’uomo desidera sapere la verità, dice per poter rispondere alla figlia quando sarà più grande.

Penelope è tentata di dire di no, ma un suo amico la convince a indagare.

E così scopriamo quel che è capace di fare, quel suo “occhio” per i particolari che non tornano, quella sua pazienza per cercare i dettagli, fino all’epilogo (che non svelo, quindi mi è piaciuto)

La biblioteca di mezzanotte – Matt Haig – CONTIENE SPOILER

L’HO FINITO IN TEMPOOOO

E’ il libro del mese da leggere per il laboratorio di Eppi, ed è stato una gran fatica. Non è scritto male, intendiamoci. Ma è stata una gran fatica, l’argomento non mi ispirava, mi sembrava una di quelle robe new age e facevo resistenza.

In poche parole abbiamo la protagonista, Nora, una giovane donna inglese insoddisfatta e infelice, che decide di suicidarsi. Ma magia delle magie, arriva in un posto chiamato Biblioteca di Mezzanotte (sai che fantasia, è mezzanotte) dove la bibliotecaria è Mrs Helms, ovvero la bibliotecaria della sua scuola, l’unica persona con cui passasse del tempo volentieri. Qui Nora scopre di avere ancora delle possibilità, cioè di essere rimandata indietro a vivere una delle vite “parallele” che non ha vissuto, e così inizia a ripercorrere tutte le esistenze che sfociavano dopo una delusione, o se non avesse fatto quella tale cosa o quell’altra. Brevi capitoli si susseguono, intervallati dai ritorni alla Biblioteca. Ogni volta che ci si appassiona a una vita, questa finisce nel giro di poche pagine. Alla fine Nora si accorgerà che la vita che vuole vivere è proprio quella che già stava vivendo, e tutti vissero felici e contenti, in pace e armonia.

E’ UN PIPPONE ALLUCINANTE, non capisco perché Eppi ce l’abbia rifilato. Avevo molta fiducia nelle sue scelte, continuavo a sperare in un colpo di scena che ribaltasse questa noiosa pappa prefatta. Boh, magari domani scoprirò il perché di questa scelta…

Antonio Manzini – Gli ultimi giorni di quiete

Paola, la titolare de I libri di Eppi, è una tipa tosta. Non sceglie mai i libri a caso, né quando le chiedi un consiglio per un libro da regalare, né tantomeno per il gruppo di lettura. A gennaio avevamo Gli ultimi giorni di quiete, ultima fatica di Manzini. Non Schiavone, ahia. Già, ma Paola adora Manzini, e io no. Tollero Schiavone, ma non il resto. Vabbè, però è il primo appuntamento col gruppo di lettura, e Paola non mi ha mai rifilato una sola, come si dice.

Così mi sono decisa a leggerlo, e mi ha conquistato dalla prima all’ultima riga.

La storia è semplice: Pasquale e Nora sono tabaccai, e un giorno, sei anni prima, hanno subìto una rapina quando il loro unico figlio era in negozio. Corrado é morto, a causa di quella rapina, e loro non si sono mai ripresi.

Nora è sola in treno quando incontra casualmente Paolo Dainese, il rapinatore di quella volta, e l’incontro la sconvolge, le fa tornare in mente tutto l’odio che prova nei suoi confronti. Racconta tutto al marito, che si propone in segreto di tendere un agguato all’uomo, e lei si organizza per una sua vendetta, anche lei senza dir nulla al marito. Da questo punto in poi le loro vite prendono una piega opposta, ciascuno dei due immerso nei propri preparativi. Pasquale si procura una pistola e va in campagna a provare a sparare, e si rende conto che non ce la farebbe mai. E non si è nemmeno procurato l’indirizzo di Dainese. In tutto questo ha uno scontro con la sorella e con il figlio disabile di lei, e questo lo porta a confessare alla moglie quale era il suo piano. Nora è ben più diabolica: ottiene facilmente l’informazione su dove abiti Dainese, con chi stia, dove lavori e inizia una campagna di persecuzione silenziosa, con lo scopo (apparente) di far impazzire Dainese. Non svelo il finale, tragico e sconvolgente. Il piano che probabilmente aveva in mente fin dall’inizio è perfettamente riuscito.

Buon 2021!

Che dire? si è chiuso un anno difficile sotto molti aspetti, personali e sociali.

Speriamo di ricominciare meglio, da questo punto di vista non dovrebbe essere difficile, per il nostro ’21.

Sono viva, eh.

Ma fa caldo…

Vabbè, lasciamo stare le sciocchezze e veniamo alla “ciccia”.

A marzo, anzi, gli ultimi giorni di febbraio, ho iniziato a stare male, abbiamo chiamato la guardia medica, che ha detto che era influenza, poi la dottoressa della mutua che ha detto pure lei che era influenza, poi dopo un mese che stavo ridotta a uno straccio le è preso il dubbio: “E se fosse covid?” Ho fatto il test ma il risultato non arrivava mai, e sono finita al pronto soccorso in ambulanza. Lì hanno accertato che no, non era covid, e hanno cercato di capire la causa, intanto io stavo sempre peggio e non poteva venire nessuno perché c’era la quarantena. Sono stata in ospedale un mese, sempre a letto, circondata da infermiere che non avevano il “garbo” necessario, mi sono fatta un primo prelievo dell’acqua in cui sguazzava il mio polmone sinistro, e poi visto che non bastava, un’operazione in piena regola.

Sono tornata a casa il 4 maggio, uno straccio. Tempo di farmi ancora un po’ di antibiotici, e poi è cominciata la ripresa.

Beh, volendo guardare il lato positivo, non ho sentito la quarantena, che invece ha fatto dare di testa a diversi miei amici. Ah, e poi sono dimagrita.

Tre topolini ciechi – #ReadChristie2020

Tre topolini ciechi è un racconto lungo che uscì nel 1950 (con altri racconti) e che non ha per protagonisti né Poirot né Miss Marple, da cui fu poi tratto “Trappola per topi”, tuttora uno dei più grandi successi teatrali.

Una storia che amava, questo il quesito del mese.

E mi sono risposta Una storia che amava, ovvero una che le ha dato popolarità e fama… come questo Tre topolini ciechi, grazie a cui è stata inserita nel Guinness World Records, e che nel 1947 fu recitata alla BBC per festeggiare l’80 compleanno di Queen Mary, la Regina Madre. Infatti La BBC chiese alla regina cosa avrebbe desiderato ascoltare in una trasmissione dedicata a lei, e lei rispose che avrebbe voluto ascoltare un pezzo di Agatha Christie, che già era una delle sue preferite. Agatha Christie ovviamente accettò, scrisse questo lungo racconto, e come pagamento chiese che fosse versata una cifra sul conto del Southport Infirmary Children’s Toy Fund.

Questo si giustifica, oltrechè dal titolo (una nota filastrocca per bambini), anche dalle circostanze che ispirarono il racconto: un orfano, affidato alle cure di una donna e di suo marito, morì per le percosse ricevute. I suoi due fratelli si salvarono. Il caso ebbe una enorme eco nella società britannica.

Il testo non venne mai venduto in Inghilterra.

La vicenda che si narra è di quelle a scatola chiusa, con tutti i protagonisti intrappolati dalla neve, che vengono a sapere di un omicidio avvenuto a Londra, detto dei Tre topolini ciechi da un biglietto lasciato dall’assassino sopra la sua vittima. Un altro appunto suggerisce che un secondo delitto (e un terzo, i topolini erano tre) si stia preparando proprio a Monskwell Manor, dove si trovano i nostri protagonisti.

Nel 1952 vide le scene il dramma Trappola per topi, ispirato sempre a questa vicenda, dopo un duro lavoro per trasformarlo in piece teatrale.

Nel 1956 la Christie venne proclamata Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico e poi alcuni anni più tardi Dama dell’Impero Britannico. Possiamo solo immaginare come questi apprezzamenti le abbiano fatto piacere, e quindi quanto affetto abbia provato per Tre topolini ciechi.

Ah, oltre alla storia mi ha colpito molto anche la copertina dell’edizione italiana, con quel bellissimo muso di gatto grigio, proprio uguale alla mia Toni.

Ellie all’improvviso di Lisa Jewell

Then She Was Gone, suona il titolo nell’originale, e pur nel mio inglese impreciso sembra decisamente più adatto di Ellie all’improvviso. Non ho capito perché “all’improvviso”, visto che capiamo dopo poche pagine dall’inizio che Ellie è sparita e non farà più ritorno alla sua casa e alla sua famiglia, anche se i dettagli non ci sono ancora chiari.

Ma questo non è propriamente un giallo, è più uno spiegare che cosa ne è di ciò che resta della famiglia, dei protagonisti di questa vicenda, nell’avvicendarsi dei racconti che compongono il libro: la madre, Laurel, vista prima e dopo la sparizione; Noelle Donnelly, l’insegnante di matematica; Ellie stessa; Floyd, il nuovo amore di Laurel.

Come raccontare e non raccontare l’intreccio? Affidandosi alla quarta di copertina! Qualcosa svela, ma è la quarta di copertina, è lì, non può nascondersi…

Sono passati dieci anni dalla sparizione di Ellie. I suoi fratelli, Hanna e Jake, sono andati a vivere da soli. Il matrimonio della madre e del padre, Laurel e Paul Mack, è finito senza scossoni, lui ha una nuova vita. Tutti hanno una nuova vita, salvo Laurel, che vive attaccata al passato.

Laurel conosce Floyd Dunn, un uomo affascinante, che sembra sempre sapere cosa fare, e le sue due figlie, frutto di due relazioni differenti, Sara-Jade e Poppy, e resta sconvolta da quest’ultimo incontro. Poppy assomiglia moltissimo ad Ellie, la stessa fronte spaziosa, le stesse palpebre un po’ calanti, la stessa fossetta sulla guancia. Ma non può essere, Poppy è nata quando Ellie era già sparita… Laurel indaga, forte dell’affetto dei suoi familiari, e scopre infine la verità (che ovviamente non vi dirò).

Un bel libro, scritto bene, che ti tiene avvinto fino all’ultima pagina.

Grazie all’amica Paola Eppi Piolatto per questa scoperta!

miss Marple e i tredici problemi-#ReadChristie2020

Sì, lo so, sono già in ritardo. Ma è colpa mia solo per un pezzetto… vabbè, ok, è colpa mia.

Ho letto per questa prima puntata di #readChristie2020 “Miss Marple e i tredici problemi” e ok, potrei cavarmela dicendo che è l’uno e li due, ma non sarei onesta. Quindi niente, facciamo solo che è il primo in ritardo…

E’ la prima apparizione di Miss Marple, targata 1928. Agatha Christie aveva già da qualche anno inaugurato il giallo seriale con Hercule Poirot, e creò così una nuova investigatrice (molto amata a differenza di Poirot dalla sua stessa autrice). Miss Jane Marple viene descritta come un’adorabile vecchietta, raccoglitrice di tutte le storie più strane e bizzarre di St. Mery Mead, il suo quieto villaggio, e in grazia di ciò portata a risolvere i casi più disparati ricordando la vicenda del fornaio o quella del circolo della chiesa.

Devo dire che avevo già letto molte storie relative a Miss Marple, quando ero ragazzina, ma le ricordavo più intricate e più… femministe. Qui Miss Marple è solo una vecchietta vestita male che lavora a maglia e che al termine delle storie contate dai suoi amici bofonchia tra un dritto e un rovescio quale sia la soluzione della storia.

Appuntamento entro il mese di febbraio per la#readChristie2020, non ho ancora deciso cosa leggere…

@radicalging @officialagathachristie

Super

E finalmente ho letto un libro, dopo le abbuffate dei mesi scorsi (di cui vi parlerò, prima o poi). Un libro che aveva dietro uno scopo benefico e che ho letto spinta dalla partecipazione di Alice Basso al progetto. Vabbè, questo non mi fa molto onore, ma insomma bisogna pur trovare un motivo, no?

Il libro si apre col racconto di Alice Basso, e pensavo fosse così a causa dell’ordine alfabetico, come appare in copertina. Invece l’ordine è puramente casuale, e non so se è proprio stato un bene, essere la prima. Il racconto è lì, in bell’ordine, spiritoso, ironico, insomma proprio come ce lo aspetteremmo da lei. Ma andiamo avanti, sono curiosa di leggere gli altri, che lo ammetto mi sono tutti sconosciuti tranne Piergiorgio Pulixi, di cui non ho mai letto nulla ma so chi è.

Ed è una sorpresa, una bella sorpresa. Ho scoperto delle chicche, fra gli autori, e nessuno è davvero debole. Particolarmente mi sono piaciuti quello di Rednic, quello di Falconi, e quello di Morozzi. Ma sono tutti belli. Con particolare riguardo alle storie tragiche, forse è per questo che il racconto di Alice Basso non mi ha preso, ma sperare che lei scrivesse un racconto con dei risvolti tragici era davvero troppo.

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