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Super

E finalmente ho letto un libro, dopo le abbuffate dei mesi scorsi (di cui vi parlerò, prima o poi). Un libro che aveva dietro uno scopo benefico e che ho letto spinta dalla partecipazione di Alice Basso al progetto. Vabbè, questo non mi fa molto onore, ma insomma bisogna pur trovare un motivo, no?

Il libro si apre col racconto di Alice Basso, e pensavo fosse così a causa dell’ordine alfabetico, come appare in copertina. Invece l’ordine è puramente casuale, e non so se è proprio stato un bene, essere la prima. Il racconto è lì, in bell’ordine, spiritoso, ironico, insomma proprio come ce lo aspetteremmo da lei. Ma andiamo avanti, sono curiosa di leggere gli altri, che lo ammetto mi sono tutti sconosciuti tranne Piergiorgio Pulixi, di cui non ho mai letto nulla ma so chi è.

Ed è una sorpresa, una bella sorpresa. Ho scoperto delle chicche, fra gli autori, e nessuno è davvero debole. Particolarmente mi sono piaciuti quello di Rednic, quello di Falconi, e quello di Morozzi. Ma sono tutti belli. Con particolare riguardo alle storie tragiche, forse è per questo che il racconto di Alice Basso non mi ha preso, ma sperare che lei scrivesse un racconto con dei risvolti tragici era davvero troppo.

Un caso speciale per la ghostwriter

La cosa divertente del toccare il fondo è che la vita va avanti. Tu prendi residenza sulle assi melmose del barile e c’è chi dice che è fantastico, che non è un problema, è un’opportunità!, perché quando tocchi il fondo non puoi che risalire, e tutte quelle puttanate lì. La verità è che il fondo del barile te lo puoi arredare, ti ci puoi appendere i tuoi quadri – di solito fotogrammi che ti ricordano di continuo i tuoi motivi di disgusto verso te stesso – e puoi, anzi devi, continuare a vivere la tua vita da lì. Non puoi fare altro.

(Prima o poi riesco a scrivere qualcosa di questo libro, la conclusione della serie dedicata a Vani Sarca. È che è difficile, un po’ per la quantità di spoiler da evitare abilmente e un po’ per gli stessi motivi per cui ho trovato difficile scrivere anche degli altri libri di Alice Basso, nonostante mi siano piaciuti moltissimo. O forse proprio per quello)

Mancano dieci giorni…

Tra dieci giorni esce il nuovo libro di Alice Basso, ahimè l’ultimo della serie di Vani Sarca. Qui a fianco, la terribile copertina. Non mi sono mai piaciute le immagini in copertina degli altri libri, ma questa le batte tutte. Cos’è ‘sto verdino tiffany, tutti ‘sti colori pure vivaci! La poltrona giallo sole fa male agli occhi… meno male che il mio ereader non è a colori! :D Le altre almeno erano su toni scuri, questa non c’entra assolutamente niente. Almeno, lo spero che non c’entri niente… È che in generale detesto le copertine con delle persone riconoscibili. Di solito questo succede quando dal libro è stato tratto un film, e in copertina pensano bene di mettere un fotogramma o la locandina. Ed è una roba che odio, e se posso cerco un’edizione precedente alla realizzazione del film, così c’è la copertina originale. Ma qui non ci sono film in ballo, Alice ha raccontato che se ne è parlato ma poi il progetto non è andato in porto. Quindi, niente film e niente serie televisive. E allora chi è ‘sta tipa? E quelle delle altre copertine? Nessuna di loro è neanche lontanamente somigliante alla descrizione di Vani. Fateci caso, è rarissimo che in copertina ci sia una foto, e nella foto ci sia un viso riconoscibile. Ci sono disegni, elaborazioni grafiche, se proprio c’è qualcosa di così netto le persone sono di spalle, o troppo piccole per essere riconoscibili, o hanno dei grandi cappelli che nascondono i lineamenti…

Un po’ per l’imminente uscita, e un po’ per motivi del tutto indipendenti, è finita che mi sono messa a rileggere gli altri, e sono giusto giusto a metà del quarto, quindi finirò in tempo per attaccare il nuovo arrivato rispettando perfettamente la timeline della narrazione visto che questa volta non ho dubbi sul fatto che inizierà esattamente da dove è finito il precedente, o al massimo da qualche ora dopo…

Signorina Bertero, dattilografa

Sono appena tornata dai festeggiamenti per il 5° anniversario del Museo Storico della Reale Mutua.

Per la seconda volta, dopo la Notte degli Archivi di giugno scorso, Alice Basso (e le Soundscape 2.0, ovvero il gruppo con cui suona) ha portato in scena Signorina Bertero, dattilografa. E per la seconda volta GTT ha proclamato uno sciopero proprio per quella giornata. Ma stavolta l’ho avuta vinta io. Ho dubitato di riuscirci perché una volta trovato il pullman (nonostante lo sciopero) c’era la strada chiusa dai vigili e neanche il povero autista aveva idea del perché e di dove avrebbe dovuto deviare, ma alla fine sono arrivata a tempo. C’era il pienone, e il tipo di Reale che ha presentato la serata era tutto contento e secondo me si stava domandando perché mai ci fosse tutta quella gente per festeggiare il compleanno di un museo storico di un’azienda. Sì, ok, il buffet, ma…

In questi tempi bui per le donne, Alice è riuscita a scovare una storia (vera, un po’ romanzata come lei stessa spiega nella conclusione dello spettacolo) di una ragazza tostissima, prima impiegata donna in un’azienda totalmente maschile, in uno stato che aveva per legge la proibizione del lavoro per le donne sposate (avevano l’obbligo di lasciare il lavoro nel momento in cui avessero deciso di sposarsi, e la percentuale di single era molto più bassa di adesso). Questa legge è stata ufficialmente abolita soltanto all’inizio degli anni ’60…

Alice ha raccontato che quando era stata contattata per partecipare alla Notte degli Archivi aveva fatto la visita al Museo Storico della Reale Mutua, che era l’archivio che le era stato assegnato, e quando aveva visto in una sala la foto delle prime impiegate donne le era scattata subito l’idea. Idea che è poi stata sviluppata e articolata in un racconto intervallato da brani musicali e parzialmente recitato da lei stessa e dalle ragazze del suo gruppo musicale. Reale Mutua ha poi voluto replicare lo spettacolo in occasione del compleanno, che combinazione cade proprio l’8marzo, giornata della donna. Quale modo migliore per festeggiare la ricorrenza? (c’era anche la mimosa, e una splendida torta tutta decorata, ma il timore per lo sciopero e la mia naturale avversione per la folla mi hanno fatto desistere e alla fine dello spettacolo sono fuggita).

Se vi interessa leggere il testo, in attesa – chissà – di un’altra occasione di vedere lo spettacolo dal vivo, potete trovarlo gratuitamente sul sito di Reale Mutua a questo indirizzo, in pdf.

Si apre un periodo letterario impegnativo…

Dovrei avere tutto il giorno a disposizione per leggere!
A metà marzo è uscito il nuovo giallo del mio ex medico di base e devo ancora iniziarlo. Ho letto la quarta di copertina (possiamo ancora chiamarla così? è un ebook…) e mi ha incuriosito molto, forse anche perché in maniera del tutto indipendente ho in testa un’idea vagamente simile e sto cercando di trovare il tempo e l’ispirazione giusta per provare a scrivere qualcosa.
Gli altri tre gialli usciti sempre per l’editore EEE mi sono piaciuti, quindi si prosegue!
Mario Nejrotti Guardati le spalle EEE
(il link si riferisce allo store da cui abitualmente acquisto gli ebook, ma si trova anche altrove, Amazon compreso)

Restando in ordine strettamente temporale, a metà marzo è uscito anche il libro nuovo di Alicia Gimenez Bartlett. Ho amato molto Petra Delicado e sono sicura che mi farebbe piacere incontrarla di nuovo. Prima o poi recupero, spero.
Alicia Gimenez Bartlett Mio caro serial killer Sellerio
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Buon compleanno, commissario Berganza

Romeo degli Aristogatti

Oggi è il compleanno di Romeo Berganza, il commissario di polizia coprotagonista dei libri di Alice Basso.
Nel terzo romanzo, Non ditelo allo scrittore, c’è una scena decisamente centrale ambientata a casa della sorella del commissario, Ofelia, e la data è proprio quella di oggi, 7 febbraio. Lì è sabato, e se Alice è stata rigorosa e ha guardato il calendario, allora è il 2015. Quindi oggi ne farebbe cinquantatre, ma è noto che il tempo letterario passa più lentamente. I tre libri, usciti fra il 2015 e il 2017, raccontano una storia che messa tutta di seguito occupa poco più di tre mesi. Il rapimento di Bianca Cantavilla è di ottobre/novembre, nel secondo è dicembre e c’è Natale e si arriva fino al 2 gennaio, il terzo si svolge in una manciata di giorni fra fine gennaio e metà febbraio.
Quando stamattina l’ha ricordato con un post su Facebook s’è scatenato il solito delirio, centinaia di commenti e di foto di attori che potrebbero essere adatti a interpretarne il ruolo in una trasposizione televisiva.

A dirla tutta, la faccia di quest’uomo è uno spettacolo. Non riesco a fare a meno di studiarla. Non che sia particolarmente bella; è che – non so come esprimerlo meglio – dal momento in cui l’ho vista è come se ogni commissario, detective, investigatore privato di cui abbia mai letto una storia non possa che avere avuto esattamente quella faccia lì. Quest’uomo sembra uscito da un libro, anzi, dalla fusione di mille libri. Non è il volto di un comune essere umano, il suo: è il volto di un prototipo. Mi viene quasi da sorridere. Be’, no, da sorridere no – dopotutto sto subendo un interrogatorio in quanto potenziale accusata di sequestro di persona – ma c’è qualcosa nell’uomo che ho davanti, nel suo viso così letterario, che mi mette inspiegabilmente a mio agio.

Io non saprei proprio chi scegliere. Quasi tutti secondo me hanno indicato attori troppo giovani, troppo belli in senso classico. E molti sono già interpreti di altri personaggi polizieschi. Zingaretti è un gran figo, e per alcuni aspetti ci potrebbe anche stare, ma lui E’ Montalbano, punto. E mi spiace, lo so che Camilleri ha descritto diversamente la sua creatura letteraria, se non ricordo male ha i capelli e i baffi, ma anche se ho apprezzato allo stesso modo i libri e i film che riguardano Montalbano non posso proprio vederlo diverso dall’aspetto di Zingaretti.
Da qualche parte, giuro non ricordo dove, ho letto decine di interviste e recensioni che riguardano i libri della Basso, lei ha detto che somiglia a De Niro in Heat, film che non ho visto, non è il mio genere. Boh. L’aria stropicciata c’è, ma è troppo pettinato, e poi ha un accenno di barba e baffi che non dovrebbero esserci. Non so. Con quella descrizione, è dura dargli un viso preciso.
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Alice Basso al Circolo dei Lettori con Libri letti ai ferri e Carta e penna

Alice Basso

Sabato 10 febbraio 2018, dalle 10 alle 12, appuntamento col nostro knit café letterario presso il Circolo dei Lettori di via Bogino 9 Torino.
E io stavolta oltre a essere come sempre un po’ intimidita dall’ambiente sono emozionatissima perché avremo ospite Alice Basso!

Chi mi conosce di persona o segue questo blog saprà che negli ultimi mesi ne ho parlato spessissimo… spero di non avervi ancora stufato e che siate curiosi di conoscerla direttamente!

Era una notte buia e tempestosa… no, non è vero :P
Era una noiosa mattinata estiva in ufficio in cui c’era poco da fare quando mi sono imbattuta assolutamente per caso in una recensione del suo ultimo libro, Non ditelo allo scrittore (Garzanti). Ed è stato amore a prima vista, poi confermato dalla lettura (e rilettura… una cosa che non mi capitava da un po’) dei tre libri usciti finora della serie dedicata a Vani Sarca, di professione ghostwriter. E infine dalla conoscenza, prima virtuale e poi anche diretta, di Alice, che è persona squisita e divertentissima.
E quindi… sono orgogliosa, emozionata e anche un pochino intimidita all’idea di ospitarla nel nostro appuntamento mensile al Circolo dei Lettori. Cercheremo di esorcizzare insieme quel filo d’ansia che i parquet d’epoca che scricchiolano a ogni passo e i ricchi stucchi delle sale provocano credo un po’ a chiunque, e sarà strano trovarsi in qualche modo dentro al libro, perché c’è una scena ambientata proprio al Circolo… magari ve la leggeremo insieme.

copertina
copertina

Ufficialmente in questo incontro Alice Basso presenterà il terzo libro della serie, ovvero il più recente, ma tranquilli, parleremo un po’ di tutti e tre in modo che chi ancora non conosce Vani, la protagonista, abbia modo di innamorarsene come è successo a me.

PS L’incontro – come sempre – è aperto a tutti, anche a chi non ha con sé il proprio lavoro a maglia.

Sottili ma fondamentali differenze…

Il NaNo2017 incombe, dicevamo, ed è ora di organizzarsi.
E fra un pensiero da mettere a fuoco e una discussione su FB sul gruppo apposito (qui) mi sono venute delle riflessioni a proposito della generalizzazione “catastrofe” del personaggio femminile.
E’ piuttosto nota la mia attuale passione per i romanzi di Alice Basso, e non è difficile immaginare che l’idea per il NaNo2017 mi sia arrivata da lì, dopo aver consumato i tre romanzi (ma quando arriva il quarto?) ed essermi dedicata a qualche banale esercizio di scrittura che non oso neppure chiamare fanfiction, tanto era un abbozzo incompiuto senza né capo né coda.
Bene, cercando appunto notizie in rete in merito al prosieguo della storia, ho trovato qua e là dei curiosi parallelismi nei commenti fra le vicende narrate dalla Basso e quelle de L’allieva di Alessia Gazzola, che a suo tempo avevo letto (solo il primo però). Oggi poi in una conversazione sul mio personaggio femminile (che fortunatamente e faticosamente sto cercando di discostare un po’ dall’essere la brutta copia di Vani Sarca) è venuta fuori anche Bridget Jones di Helen Fielding (anche quella letta anni e anni fa, anche lì solo il primo).
Ecco, no.
Bridget Jones l’ho sempre detestata, tanto. E sebbene Alice Allevi mi sia risultata più empaticamente simpatica, non sopporto molto neppure lei.
Non me ne vogliano le due autrici ma le loro personagge sono due cretine, immature, irresponsabili. Bridget Jones particolarmente. Dio quant’è fastidiosa. E se le cose vanno male, è perlopiù solo colpa loro. Quasi mi fa piacere quando gliene capita qualcuna. Ben ti sta, la prossima volta usi il cervello, visto che ce l’hai.
E come dice il proverbio Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Vani Sarca grazie a non so quale divinità è di un’altra pasta.
Sì, ok, apparentemente pure lei appartiene al genere sfigata senza speranza, ma c’è una differenza: è una sua scelta. Detesta il 99% del resto del genere umano per scelta e non passa il tempo a piagnucolare diomio come sono sfigata ecco nessuno vuole essere mio amico. E’ un raro esempio di una solitaria che sta bene così, e che non ha bisogno di avere amici successo e vita sociale per sentirsi appagata.
Che poi sia un po’ irreale e che al momento giusto sappia trasformarsi in anima della festa o che nonostante la sua dieta assurda birra scura + patatine al formaggio abbia un’invidiabile forma fisica… eh, vabbè. E’ un romanzo.
Vani è coerente, ed è il motivo per cui l’ho amata tantissimo fin dal primo momento.
Barcolla un po’ sotto il peso di un fidanzato figo e famoso, ma regge, per fortuna.
(Ti prego, Alice Basso, non fare scherzi… non mi rovinare tutto nel quarto, eh. Ci conto!)
Scrivere una storia che abbia per protagonista una disadattata sociale che si lagna della sua condizione non mi interessa minimamente.
Voglio una personaggia come Vani, dura e pura, coerente, che se è disadattata sociale abbia un buon motivo per esserlo e che non se ne lagni.
Chissà se mi riuscirà?

Alice Basso, la mia droga degli ultimi mesi ;)

Credo non sia normale.
Ho divorato i libri di Alice Basso, l’ultimo in particolare non l’ho mollato finché non l’ho finito, e adesso – lo ammetto, un po’ a spizzichi, non proprio interamente – me li sono riletti tutti e tre. Perché era divertente cercare le tracce di quello che è successo nelle ultime pagine, domandarsi se era l’obiettivo fin dall’inizio, e quindi se siano stati costruiti tutti e tre con attenzione… Io quando scrivo mi lascio portare dal momento. Magari parto convinta di voler fare succedere una cosa e poi boh mi viene una frase che poi mi spiace cambiare e così finisce che la storia prende una strada diversa.
Invidio chi sa pianificare.
Mi piacerebbe conoscere l’autrice per farle un sacco di domande. Per convincerla a non fare quello che sono quasi certa che farà: nel quarto (e dovrebbe essercene anche un quinto) l’azione si aprirà qualche mese dopo la fine del terzo, e su quello che è successo nell’immediato non sapremo niente, o poche cose indirette che qua e là verranno raccontate. Ne sono quasi certa, potrei scommettere che sarà così.
Perché alla fine della parte gialla della narrazione non è che me ne importi poi molto, e non ci sono neanche dei casi così memorabili (non è una critica, e ho il massimo rispetto per cui sa costruire un buon giallo. E’ difficilissimo, sperimentato sulla mia pelle). Voglio sapere come se la cavano i nostri due, perché sono meravigliosi. Lui è il mio uomo ideale. Mi infastidisce solo il fatto che fumi, per il resto me ne sono innamorata immediatamente. E lei, beh, in lei a volte un po’ mi ci vedo, anche se poi quasi mi arrabbio quando scopro che la somiglianza è solo superficiale, e soprattutto mi ha infastidito un po’ il fatto che al momento necessario diventi pressoché perfetta. Ma forse scrivere una storia incentrata su una sociopatica sfigata veramente da qualunque punto di vista non sarebbe stato di successo…

(le copertine mi sono venute in un ordine casuale. non ho voglia di ricaricarle)

Alice Basso – L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome – Garzanti

E peggiorerà, sai, mio clone in miniatura? Peggiorerà e finirai per non fidarti proprio per niente e proprio di nessuno, se qualcuno non si prenderà la briga di dimostrarti, possibilmente al più presto, tipo adesso, adesso che ancora puoi impararlo, adesso che sei ancora abbastanza giovane e malleabile da imprimerlo nelle ossa, che a volte ci si può anche fidare. Che fidarsi fa bene. Che non deve necessariamente andare poi tutto a puttane.
Bisogna solo che arrivi qualcuno in tempo, o dopo sarà troppo tardi, e difficile, ed estenuante, com’è successo a me.
(…)
Già. Perché se a quindici anni sei già diffidente di tuo, e incappi pure in gente che ti frega, poi hai voglia a ritrovare la via. Ogni piccolo tradimento è una minuscola scossa tellurica che ti sospinge un po’ più lontano. Poi un giorno – per esempio il giorno dopo esserti fidata di qualcuno per la prima volta dopo un sacco di tempo, diciamo mentre aspetti l’ascensore del tuo palazzo di ritorno da una notte con questo qualcuno – ti ritrovi a guardarti indietro e a chiederti quand’è che hai cominciato a non lasciare avvicinare più nessuno e a decidere che in fondo della gente non te ne importava nulla. E, sorpresa, tutto quello che riesci a rievocare è una catena di piccoli sussulti. Nessun terremoto, nessun gigantesco fattaccio traumatico, come nei film, dove un evento cardine spiega tutta una persona. Nessun genitore andato via di casa, nessun ex marito beccato a letto con la tua migliore amica. Anzi, inezie da ragazzini, semmai. Minuzie, roba che fa quasi sorridere. Micro movimenti di distacco, di deriva continentale, che non ti hanno mai veramente fatto mancare la terra sotto i piedi, ma che millimetro dopo millimetro ti hanno impresso dentro la certezza che è meglio non appoggiarsi mai del tutto, perché il suolo non è stabile, e devi sempre essere pronta a balzare via prima che si apra la crepa. E solo ora che per una notte ti sei concessa di riposare, di abbandonarti e di allentare la tensione, solo ora che finalmente hai lasciato che qualcuno si avvicinasse e – incredibile! – non solo non sei morta, ma ti è piaciuto oltre ogni immaginazione, solo ora ti rendi conto che fino a oggi è stata una maledetta fatica.

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