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Sono viva, eh.

Ma fa caldo…

Vabbè, lasciamo stare le sciocchezze e veniamo alla “ciccia”.

A marzo, anzi, gli ultimi giorni di febbraio, ho iniziato a stare male, abbiamo chiamato la guardia medica, che ha detto che era influenza, poi la dottoressa della mutua che ha detto pure lei che era influenza, poi dopo un mese che stavo ridotta a uno straccio le è preso il dubbio: “E se fosse covid?” Ho fatto il test ma il risultato non arrivava mai, e sono finita al pronto soccorso in ambulanza. Lì hanno accertato che no, non era covid, e hanno cercato di capire la causa, intanto io stavo sempre peggio e non poteva venire nessuno perché c’era la quarantena. Sono stata in ospedale un mese, sempre a letto, circondata da infermiere che non avevano il “garbo” necessario, mi sono fatta un primo prelievo dell’acqua in cui sguazzava il mio polmone sinistro, e poi visto che non bastava, un’operazione in piena regola.

Sono tornata a casa il 4 maggio, uno straccio. Tempo di farmi ancora un po’ di antibiotici, e poi è cominciata la ripresa.

Beh, volendo guardare il lato positivo, non ho sentito la quarantena, che invece ha fatto dare di testa a diversi miei amici. Ah, e poi sono dimagrita.

Buon Natale

Devo essere particolarmente sfortunata, il mese di luglio. L’anno scorso mi ruppi la mano, quest’anno ho fatto di meglio. Un bell’ictus il 7 di luglio, che mi ha lasciato sempre cosciente ma un po’ malridotta (che già la carrozzeria non era delle migliori…). Sono stata in ospedale per 5 mesi e mezzo, mi hanno lasciato uscire per Natale. La ripresa è ormai completa, non dovrò tornare in ospedale.

Inizia una nuova fase della mia vita, per riprendermi quel po’ di indipendenza che avevo.

Addio, e grazie per tutto il pesce

Eppure è così difficile lavorare da sola.

L’idea che non ci sia nessuno con cui parlare, con cui confrontarsi… anche se le occasioni non erano poi molte, però bastava pensare di poterlo fare, e invece adesso neanche più quell’idea.

Mi ha detto che ovviamente ho il suo permesso di fare quello che voglio di ciò che abbiamo prodotto. Ha detto “ci mancherebbe altro”. E arrivederci e grazie.

E io in una settimana ho cercato ben due consulenti, e nessuno dei due mi ha filato. Non un socio di rimpiazzo, non avrebbe senso, ma un consulente, qualcuno che legga la storia e che sia disposto a parlarne, a farmi riordinare le idee, a fermarmi se sto scrivendo troppe cazzate o se la logica interna è andata a farsi friggere.

A uno ho mandato una mail domenica e non ha ancora risposto, l’altro l’ho contattato direttamente e credo non mi abbia neppure ascoltato, in ogni caso non ha risposto e ha sviato.

Certo, c’è il piano B, forse C… insomma, quello che mi ascolta sempre, nonostante tutto, e che ufficialmente mi dirà di no che non ha tempo e forse neppure voglia, che se lo fa poi però mi stronca anche ecc. Ma sono ormai almeno sette anni che lo fa, e altrettanti che continuo a raccontargli tutto. Forse è vero che mi piace farmi cazziare.

 

senza titolo

Da quando sono di nuovo a casa evidentemente ho troppo tempo libero.

Mi sono messa a rileggere quelle due o tre tonnellate di file di lavoro sul progetto del libro. Un caos assurdo in cui ci sono almeno tre serie di numerazioni diverse, più tutte le N versioni dello stesso file frutto di scambio al di là dell’oceano (in cui per fortuna ho avuto un po’ di buon senso nel numerarle progressivamente) più cose intitolate “questa è davvero una nuova versione”…

Ecco, sono più di due anni di lavoro, a tratti intenso.

E l’idea che restino lì a far polvere mi dà fastidio.

Così ho preso il coraggio a due mani e ho cercato il socio di scrittura, che è inattivo da molti mesi ormai, prima a causa del superlavoro (dice lui) e ora per via della tizia che s’è portato a casa (dico io, ma lo so che sono cattiva). E’ passata quasi una settimana e non ha risposto.

Beh, se è solo per quello sono anche passati quindici giorni da quando l’ho chiamato per il suo compleanno e mi ha detto “scusa sono incasinato ti chiamo” e ovviamente non lo ha fatto. E pensare che avevo chiamato più o meno in pausa pranzo per non rompere le scatole alla sera…

 

Ok, non risponderà. E quindi? Riprendo tutto da capo da sola e cerco di arrivare da qualche parte? Mi piacerebbe anche solo riuscire a pubblicare sul web, e darmi almeno la possibilità che qualcuno legga.

rileggendo vecchi post

Nella mia opera di recupero dei vecchi post sparsi per la rete sono arrivata a maggio 2005. periodo buissimo della mia vita, eppure forse fondamentale per tutto quello che poi c’è stato dopo.
Adesso visto che sono le due passate mi sa che vado a dormire, e poi finirò… sto facendo questo immane lavoro a tappe forzate, quando inizio vado avanti per un po’ di ore… ma sono a buon punto.

Oggi è il mio compleanno

No, non temete, niente considerazioni pessimistiche sul tempo che passa ecc… è meglio di no, altrimenti poi organizziamo un suicidio di massa…

Per festeggiare il mio compleanno oggi siamo andati al mare. Per la precisione a Loano (SV), dove ho passato le mie prime dodici estati, giacchè mia nonna aveva una casa lì. Anzi, la casa era a Borghetto Santo Spirito, il paese confinante, ma praticamente tutta la nostra vita si svolgeva a Loano, a parte dormire e comprare il pane e la focaccia (buonissima!!! riprovata oggi!) da Papa.
Ovviamente quando andavo in vacanza lì lo trovavo il posto più orrendo dell’universo, mentre ora indulgo a fotografare l’insegna del cinemadscn0064e quasi mi commuovo perchè è sempre uguale a 25 anni fa…
Veramente d’estate mi piaceva abbastanza, specie quando era l’anno in cui c’erano anche le mie cugine di poco più grandi di me, che stavano nello stesso condominio, scala B quinto piano (e vedevano il mare dal balcone, mentre io no, essendo scala A secondo piano). Loro però si alternavano con gli zii, un anno a luglio e un anno ad agosto, e quindi ci si incrociava solo ogni due anni.
Invece trovavo una tortura andarci d’inverno, tra il 26 dicembre e la befana o giù di lì.
Adesso il mare mi piace molto più d’inverno che d’estate.

Ho fatto un bel po’ di foto e ne ho pubblicato una selezione su Picasa.

Recupero dati

Mi sono lanciata in lavoro improbo: recuperare i post dei miei blog sparsi in ogni dove per la rete (più o meno…)
Ho avuto un blog su un sito altervista che ho amato molto e che è stato fedele compagno per parecchio tempo in un periodo abbastanza complicato della mia vita. Ogni volta che decidevo di cambiare template per un motivo “serio” (tipo come quando ci si taglia i capelli per indicare un cambio deciso…) chiedevo al mio tecnico informatico consulente di turno di occultarmi il passato in modo che restasse lì, congelato col suo template. Così nel tempo si sono accumulate almeno 3 versioni del blog, per fortuna sembra tutte intatte.
Ah, la rete ;) fossero stati sul mio hard disk avrei perso tutto.
E se alcuni post sono ai limiti dell’imbarazzante, ci sono alcune cose che ho riletto con piacere, e che sono felice di non aver perso.

All’epoca altervista non dava di base un database (ehm… giochino involontario di parole…) così usavo uno strumento che ne poteva fare a meno, pivot. Leggero e facile da usare, ma ovviamente non consente di importare facilmente i post da un blog all’altro, così l’unica cosa da fare è andare di Ctrl C Ctrl V, con tanta pazienza, e forzare tutte le date.
Non ho ancora finito e sono a un centinaio di post che arrivano fino a circa cinque anni fa.

Mr.Big

Stanotte mi sento molto Carrie Bradshaw.
Come si fa a capire se il momento è quello giusto? C’è un modo? Come si fanno certe scelte?
Quasi nove anni fa, la scelta non l’ho fatta. Ho preso atto di una situazione di fatto.
Ora invece pare sia ora di scegliere, e ho una fottuta paura di sbagliare. Forse proprio perchè stavolta scelgo consapevolmente, e se è sì, è una cosa seria e preparata, e per certi aspetti tutto ciò è molto bello, e per altri ha un che di leggermente inquietante.

Poi magari le cose prendono tutta un’altra piega, chissà, e ci tocca aspettare tempi migliori.

Voglia di scrivere, ma il pc non mi supporta

Ho mille grane informatiche che spesso mi impediscono o mi frenano dallo scrivere. Poi penso che magari non mi riesce di postare quello che ho scritto e lo perdo e mi passa la voglia di scrivere.
Non è un gran periodo.
Forse è solo che si avvicina il natale e il mio compleanno ed è tempo di deprimenti bilanci.

Lavoro?

Da una settimana faccio di nuovo call center. Evviva.
Mi hanno chiamato domenica scorsa alla sera, alle nove… aspettavo il cibo cinese. Pochi secondi per decidere, sì o no. Tutte le sere della settimana già impegnate, tutti gli impegni da disdire.

Vita sociale, ciao ciao.
Lavorare dalle 18 alle 22 significa che arrivi a casa che sono quasi le 23, perchè ovviamente quando scendi con la metro a Porta Nuova i due pullman che ti portano a casa sono appena passati (a un minuto uno dall’altro!) e prima che se ne veda un altro passa mezzora. E inizia anche a fare un po’ freddo ad aspettare mezzora all’aperto…
Sono le 23 e hai fame, perchè in pausa hai mangiato uno yogurt, un frutto, roba così. Allora ti cucini qualcosa, anche se d’inverno è più complicato che d’estate. E poi vuoi mica andare a letto dopo aver mangiato? Accendi il pc (anzi, lo hai già fatto, vivi da sola, quindi puoi mangiare col piatto di fianco allo schermo…) e prima che te ne renda conto sono le due, o anche peggio.
Al mattino, se non hai un buon motivo, dormiresti fino ad ore indecenti, col risultato che poi non fai praticamente nulla prima che siano di nuovo le 17 e sia ora di prepararsi per andare a lavorare. E poi non hai sonno perchè ti sei alzata tardi, quindi cosa fai? Vai a dormire ancora più tardi… e via col circolo vizioso…
Un paio di sere a settimana il moroso mi viene a prendere, e a seconda dei casi mi porta da qualche parte oppure ci fiondiamo a giocare, impegnandosi un po’ entro le 22.30 ci posso essere…

E non ho detto nulla del lavoro, che vi lascio immaginare. Già mi va bene che non debbo vendere nulla…

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