assaggino

Ok, vi siete meritati un premio.
Dopo aver letto tutti questi pipponi sulla fatica di scrivere, oggi pubblico una mezza paginetta.
Un divertissement, giusto una scenetta tra due coprotagonisti -avvenuta molto tempo prima di tutto il resto- e (forse) senza alcuna conseguenza.

Berkick si guardava attorno, un poco sperso. Non era abituato a quella stanza, che quasi non ricordava visto che da bambino gli era proibito entrare senza un buon motivo nello studio del padre e tantomeno la sentiva sua. Sospirò rumorosamente e riprese a catalogare i numerosi preparati che stavano ammassati – non troppo ordinatamente – sugli scaffali.
Aveva ricevuto la notizia della morte del padre e si era messo subito in viaggio, sapendo che si sarebbe a quel punto stabilito a Ylis, rilevando il suo posto: questi erano i patti, era andato a studiare e imparare nuove cose, ma sempre in prospettiva del suo futuro al monastero. Sarebbe stato mentire però non dire che aveva sperato che quel momento venisse il più tardi possibile: la vita in città gli piaceva e non riusciva a togliersi l’idea che il trasferimento a Ylis sarebbe stato quasi un seppellirsi vivo in un posto troppo tranquillo e noioso. E poi – notò con sconforto – avrebbe dovuto mettersi a dieta e tornare in forma: il monastero era costruito sulla collina e ogni strada era in salita, e lui aveva il fiatone dopo pochi minuti. No, non era serio che il medico giungesse dal paziente paonazzo per la fatica della strada…
Abbandonò il lavoro dopo aver finito lo scaffale, rimandando a un altro momento l’altro armadio che troneggiava minaccioso sul lato opposto della stanza. Salite o no, aveva voglia di fare due passi.
Eppure ci era nato e cresciuto, a Ylis, e non ricordava di aver dei motivi seri di astio nei confronti di quel luogo.

Incrociò diverse persone, qualcuno lo salutò. Non aveva molte conoscenze personali, era via da troppi anni, e in effetti ora che ci pensava non è che avesse poi lasciato degli amici, andandosene.
Sospirò ancora e poi la vide.

Era la creatura più graziosa che avesse mai visto. I suoi movimenti erano così leggeri che sembrava che stesse appena sfiorando il terreno. Aveva i capelli di un insolito biondo chiarissimo, così tanto che sotto il sole brillavano e parevano bianchi, cosa impossibile visto che doveva avere una ventina d’anni o poco più.
“Buongiorno” disse prima ancora di aver pensato a ciò che stava facendo
La ragazza si fermò e lo fissò stupita, esitò un attimo prima di rispondere
“Buongiorno a voi. Temo però che mi abbiate scambiato per qualcun altro”
“Scusate. E’ che voi… io… ecco… non ho potuto farne a meno” balbettò
“Ho saputo che è arrivato il nuovo medico. Potreste consultarlo, per quel vostro problema di pronuncia, magari vi può aiutare” replicò lei acida
“Sono io il nuovo medico. Berkick, piacere” cercò di mostrarsi deciso
“Oh. Non lo sapevo, ne avevo avuto notizia ma poi non mi ero interessata veramente alla cosa”
“Evidentemente godete di ottima salute, visto che il nuovo medico non vi interessa”
“Non volevo essere scortese… mi dispiace per vostro padre” fece lei un poco più conciliante.
“Grazie. Lo conoscevate?”
“Sì. Mi ha… aiutato a risolvere una questione difficile. Gli sono grata. Spero che voi abbiate lo stesso talento e la stessa umanità”
“Farò del mio meglio, milady…” esitò, sperando che lei capisse
“Elenj. Ma potete lasciar stare i formalismi, mi danno fastidio”
“Grazie. Sapete, sono via da molti anni e mi sembra che Ylis sia cambiato parecchio. Voi vivete qui da tanto?”
“Veramente no, solo un anno. Oh, ma forse per voi umani è molto…” Berkick aveva già notato i tratti del suo viso, anche se le orecchie erano nascoste dai capelli, e non si lasciò cogliere impreparato.
“Di certo abbiamo una percezione del tempo diversa. Perdonate la mia curiosità, ma… come mai vi siete stabilita qui? Tra le novità c’è una comunità di elfi a Ylis?”
Lei reagì male a quella frase, si irrigidì in maniera evidente.
“Non credo che fare il medico vi autorizzi a ficcare il naso negli affari altrui”
“Scusate”
Elenj non rispose e si girò, evidentemente intenzionata ad andarsene.
“Aspettate, vi prego” allungò il passo per tenerle dietro.
“Cosa c’è ancora?”
“Non voglio che andiate via arrabbiata con me. Mi dispiace. Non vi farò domande personali, ma vi prego, non andate via così”
L’elfa lo guardò indecisa, quasi lo stesse valutando.
“Va bene, però allora accompagnatemi. Sempre se ce la fate” aggiunse dubitativa. Quell’uomo era decisamente sovrappeso e fuori forma, e avrebbe avuto il fiato corto dopo cinque minuti, e senza neanche forzare il passo. Aveva l’aria simpatica, con quei capelli rossicci un po’ troppo lunghi che si mischiavano con la folta barba, ma Elenj non aveva intenzione di fargli sconti.
Berkick non le rispose, offeso, e si impegnò a starle al fianco, anche se la ragazza lo avrebbe certamente distanziato e umiliato in poco tempo e senza sforzo.

“Beh? Avete perduto la parola? Mi eravate parso un chiacchierone”
“Non posso… non posso parlare e camminare… non a questo ritmo” ansimò, fermandosi “Va bene, Elenj, volevate vendicarvi e lo avete fatto. Possiamo chiudere qui l’incidente?”
“Non vi fa bene fare così fatica” sorrise sincera “Dovreste pensare a un programma per rimettervi in forma, siete un medico dopotutto”
“Siete un’esperta?”
“Potrei diventarlo. Il Sommo Maestro mi ha proposto di occuparmi dell’educazione fisica degli allievi, a partire dal prossimo autunno. Credo che accetterò, è giusto che io lavori per ripagare l’ospitalità che sto ricevendo” spiegò, svelando qualche cosa della propria vita
“Solitamente gli insegnanti di Ylis vengono scelti fra i più quotati” replicò poco accomodante
“Ho già lavorato come insegnante. E a quanto pare l’essere un’elfa mi dà dei vantaggi. Volete mettere in discussione le scelte del Sommo Maestro, per caso?”
“Per carità” si affrettò a chiudere. Berkick nutriva un vero e proprio terrore per l’anziano monaco capo della comunità e alla sola idea di dovergli prima o poi parlare si sentiva male.
“Bene, io vi saluto, Berkick. Se decidete di accettare la mia offerta, fatevi vivo. Mi trovate qui in palestra”
Ma di quale offerta stava parlando? L’uomo restò perplesso senza quasi accorgersi di essere rimasto solo in mezzo alla strada. Chissà chi era davvero quell’elfa… avrebbe dovuto fare delle domande in giro per scoprire qualcosa, ma non aveva molti amici e non osava interrogare a caso qualche paziente, col rischio di fare un gaffe. Sì, un amico… doveva riuscire a entrare un poco in confidenza con qualcuno, qualcuno che abitasse a Ylis da sempre, che conoscesse tutti e che potesse fargli da guida nei primi tempi di quella che gli appariva sempre più come una difficile permanenza.

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