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Rocco Ballacchino a Libri letti ai ferri

La vita è buffa… ho conosciuto Rocco una quindicina buona di anni fa, siamo stati colleghi per un po’ di tempo nel posto dove credo lui lavori tuttora, e adesso me lo ritrovo scrittore affermato di gialli, con all’attivo quattro avventure con la stessa strana coppia investigativa, il commissario Sergio Crema e il burbero espertone di cinema Mario Bernardini, più altri quattro gialli, più alcuni racconti sempre in chiave gialla scritti da solo o a quattro mani con gli altri componenti del collettivo Torinoir, più altre pubblicazioni riguardanti cinema e teatro. Insomma, un sacco di roba!
Mercoledì 15 novembre Rocco Ballacchino sarà ospite di Libri letti ai ferri col suo nuovo libro “Tredici giorni a Natale“, fresco di stampa dalla Fratelli Frilli Editore.
Il Natale è ormai alle porte quando il commissario Crema viene convocato d’urgenza al capezzale di una donna che lo invita, poco prima di morire, a riaprire il caso dell’omicidio della figlia, avvenuto 26 anni prima. Si tratta del “celebre” Delitto di Palazzo Nuovo, in cui anche il presunto colpevole è passato a miglior vita. Il poliziotto, alle prese con l’indagine sull’assassinio di uno spacciatore avvenuto qualche giorno prima, non riesce però a ignorare il proprio istinto che lo conduce a confrontarsi con i protagonisti di quella vicenda ormai accantonata da tutti. Il commissario proverà a scoprire la verità su quanto accaduto quel giorno all’interno dell’Università, nonostante la diffidenza dei colleghi, dell’affascinante dottoressa Bonamico e del suo compagno di indagini Mario Bernardini, anche lui coinvolto in quel processo in qualità di testimone. Sergio, ostaggio della propria ostinazione, vivrà, insieme ai suoi cari, una vigilia di Natale che non potrà dimenticare. Nulla, dopo quella maledetta sera, sarà come prima…

Appuntamento mercoledì 15 novembre alle ore 17 presso VIACALIMALA via Monti 9bis Torino.

Sabato 4 novembre Libri letti ai ferri al Circolo dei Lettori


E siamo già di nuovo pronte per un sabato mattina al Circolo dei Lettori!
Cioè, è già passato un mese… e siamo a novembre, fuori l’aria è più freschina, le luci d’artista sono già accese (anche se in effetti, noi ci troviamo al mattino, il primo sabato di ogni mese, per essere precisi, e quindi le luci d’artista in questa situazione non le possiamo ammirare)
A me quelle belle sale, gli stucchi e gli specchi del palazzo Graneri mettono ancora un poco di soggezione, lo ammetto, ma superato il primo attimo in cui mi sento inadeguata al posto in cui sono, mi immergo nel mio lavoro, ascolto gli autori ospiti e passa tutto :)
Questa volta incontreremo due personaggi molto diversi fra loro: Sergio Brussolo, edito dal nostro partner Carta e Penna, autore di raccolte di racconti e musicista, e Roberto Leo, consulente web marketing che ci svelerà qualche piccolo segreto per utilizzare al meglio i social.

Appuntamento dunque alle 10 del mattino sabato 4 novembre in via Bogino 9 al Circolo dei Lettori.

Domenica a Libr@ria a Venaria


Domenica speriamo nel bel tempo.
D’altra parte, sono cinque mesi che non piove, dovrà mica far brutto proprio domenica, no?

Con le amiche del knit café Libri letti ai ferri saremo ospiti di Libr@ria, organizzata per il terzo anno dalla città di Venaria.
Il tema proposto quest’anno è il viaggio, un viaggio storico attraverso gli avvenimenti più importanti dell’ultimo secolo.
Saremo in piazza Annunziata per tutta la giornata, dalle 10 alle 18. Nel pomeriggio, dalle 15, ci saranno alcuni amici scrittori che verranno a parlarci delle loro ultime fatiche letterarie: Consolata Lanza, Donatella Garitta e Orazio Di Mauro dialogheranno con noi e col pubblico presente.
Vi aspettiamo!

Trovate il programma completo della manifestazione sulla pagina FB della Città di Venaria Reale

In cerca di ispirazione (finora invano)

Uff.
In cerca sempre di ispirazione per il NaNo2017 ho “pericolosamente” digitato su google la ricerca Omicidio mascherato da suicidio, trovando fra le prime voci una menzione di un racconto di Simenon con protagonista Maigret. Visto che – lo confesso – non avevo mai letto Simenon, ho cercato quel racconto e l’ho trovato in una raccolta di una collana “giallo junior” e già questo avrebbe dovuto insospettirmi, forse. Ho reperito il libro in biblioteca e l’ho letto in poco tempo, sono quattro racconti non molto lunghi, e ora sono depressa.
Intanto, non mi è piaciuto. E’ lento, noioso, non c’è niente che venga davvero spiegato, è tutto affidato alle “geniali intuizioni” di Maigret, e perdipiù il personaggio, almeno in questi racconti, è veramente banale, anonimo, potresti cambiargli il nome e non cambierebbe niente. Mi aspettavo una bella figura di investigatore, e sono rimasta delusa. Ma vabbè, era altro che cercavo. E non ho trovato neanche questo. Nessuna delle storie è basata sull’equivoco che avevo cercato su google. Una volta sola, all’inizio del primo racconto, in un elenco di cose legate al crimine, viene citato appunto un omicidio mascherato da suicidio, e finisce lì.
Devo riprendere la ricerca, e siamo già a metà mese, il NaNo si avvicina e io ho anche le idee molto poco chiare su cosa voglio scrivere.
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Sottili ma fondamentali differenze…

Il NaNo2017 incombe, dicevamo, ed è ora di organizzarsi.
E fra un pensiero da mettere a fuoco e una discussione su FB sul gruppo apposito (qui) mi sono venute delle riflessioni a proposito della generalizzazione “catastrofe” del personaggio femminile.
E’ piuttosto nota la mia attuale passione per i romanzi di Alice Basso, e non è difficile immaginare che l’idea per il NaNo2017 mi sia arrivata da lì, dopo aver consumato i tre romanzi (ma quando arriva il quarto?) ed essermi dedicata a qualche banale esercizio di scrittura che non oso neppure chiamare fanfiction, tanto era un abbozzo incompiuto senza né capo né coda.
Bene, cercando appunto notizie in rete in merito al prosieguo della storia, ho trovato qua e là dei curiosi parallelismi nei commenti fra le vicende narrate dalla Basso e quelle de L’allieva di Alessia Gazzola, che a suo tempo avevo letto (solo il primo però). Oggi poi in una conversazione sul mio personaggio femminile (che fortunatamente e faticosamente sto cercando di discostare un po’ dall’essere la brutta copia di Vani Sarca) è venuta fuori anche Bridget Jones di Helen Fielding (anche quella letta anni e anni fa, anche lì solo il primo).
Ecco, no.
Bridget Jones l’ho sempre detestata, tanto. E sebbene Alice Allevi mi sia risultata più empaticamente simpatica, non sopporto molto neppure lei.
Non me ne vogliano le due autrici ma le loro personagge sono due cretine, immature, irresponsabili. Bridget Jones particolarmente. Dio quant’è fastidiosa. E se le cose vanno male, è perlopiù solo colpa loro. Quasi mi fa piacere quando gliene capita qualcuna. Ben ti sta, la prossima volta usi il cervello, visto che ce l’hai.
E come dice il proverbio Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Vani Sarca grazie a non so quale divinità è di un’altra pasta.
Sì, ok, apparentemente pure lei appartiene al genere sfigata senza speranza, ma c’è una differenza: è una sua scelta. Detesta il 99% del resto del genere umano per scelta e non passa il tempo a piagnucolare diomio come sono sfigata ecco nessuno vuole essere mio amico. E’ un raro esempio di una solitaria che sta bene così, e che non ha bisogno di avere amici successo e vita sociale per sentirsi appagata.
Che poi sia un po’ irreale e che al momento giusto sappia trasformarsi in anima della festa o che nonostante la sua dieta assurda birra scura + patatine al formaggio abbia un’invidiabile forma fisica… eh, vabbè. E’ un romanzo.
Vani è coerente, ed è il motivo per cui l’ho amata tantissimo fin dal primo momento.
Barcolla un po’ sotto il peso di un fidanzato figo e famoso, ma regge, per fortuna.
(Ti prego, Alice Basso, non fare scherzi… non mi rovinare tutto nel quarto, eh. Ci conto!)
Scrivere una storia che abbia per protagonista una disadattata sociale che si lagna della sua condizione non mi interessa minimamente.
Voglio una personaggia come Vani, dura e pura, coerente, che se è disadattata sociale abbia un buon motivo per esserlo e che non se ne lagni.
Chissà se mi riuscirà?

Alice Basso, la mia droga degli ultimi mesi ;)

Credo non sia normale.
Ho divorato i libri di Alice Basso, l’ultimo in particolare non l’ho mollato finché non l’ho finito, e adesso – lo ammetto, un po’ a spizzichi, non proprio interamente – me li sono riletti tutti e tre. Perché era divertente cercare le tracce di quello che è successo nelle ultime pagine, domandarsi se era l’obiettivo fin dall’inizio, e quindi se siano stati costruiti tutti e tre con attenzione… Io quando scrivo mi lascio portare dal momento. Magari parto convinta di voler fare succedere una cosa e poi boh mi viene una frase che poi mi spiace cambiare e così finisce che la storia prende una strada diversa.
Invidio chi sa pianificare.
Mi piacerebbe conoscere l’autrice per farle un sacco di domande. Per convincerla a non fare quello che sono quasi certa che farà: nel quarto (e dovrebbe essercene anche un quinto) l’azione si aprirà qualche mese dopo la fine del terzo, e su quello che è successo nell’immediato non sapremo niente, o poche cose indirette che qua e là verranno raccontate. Ne sono quasi certa, potrei scommettere che sarà così.
Perché alla fine della parte gialla della narrazione non è che me ne importi poi molto, e non ci sono neanche dei casi così memorabili (non è una critica, e ho il massimo rispetto per cui sa costruire un buon giallo. E’ difficilissimo, sperimentato sulla mia pelle). Voglio sapere come se la cavano i nostri due, perché sono meravigliosi. Lui è il mio uomo ideale. Mi infastidisce solo il fatto che fumi, per il resto me ne sono innamorata immediatamente. E lei, beh, in lei a volte un po’ mi ci vedo, anche se poi quasi mi arrabbio quando scopro che la somiglianza è solo superficiale, e soprattutto mi ha infastidito un po’ il fatto che al momento necessario diventi pressoché perfetta. Ma forse scrivere una storia incentrata su una sociopatica sfigata veramente da qualunque punto di vista non sarebbe stato di successo…

(le copertine mi sono venute in un ordine casuale. non ho voglia di ricaricarle)

Alice Basso – L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome – Garzanti

E peggiorerà, sai, mio clone in miniatura? Peggiorerà e finirai per non fidarti proprio per niente e proprio di nessuno, se qualcuno non si prenderà la briga di dimostrarti, possibilmente al più presto, tipo adesso, adesso che ancora puoi impararlo, adesso che sei ancora abbastanza giovane e malleabile da imprimerlo nelle ossa, che a volte ci si può anche fidare. Che fidarsi fa bene. Che non deve necessariamente andare poi tutto a puttane.
Bisogna solo che arrivi qualcuno in tempo, o dopo sarà troppo tardi, e difficile, ed estenuante, com’è successo a me.
(…)
Già. Perché se a quindici anni sei già diffidente di tuo, e incappi pure in gente che ti frega, poi hai voglia a ritrovare la via. Ogni piccolo tradimento è una minuscola scossa tellurica che ti sospinge un po’ più lontano. Poi un giorno – per esempio il giorno dopo esserti fidata di qualcuno per la prima volta dopo un sacco di tempo, diciamo mentre aspetti l’ascensore del tuo palazzo di ritorno da una notte con questo qualcuno – ti ritrovi a guardarti indietro e a chiederti quand’è che hai cominciato a non lasciare avvicinare più nessuno e a decidere che in fondo della gente non te ne importava nulla. E, sorpresa, tutto quello che riesci a rievocare è una catena di piccoli sussulti. Nessun terremoto, nessun gigantesco fattaccio traumatico, come nei film, dove un evento cardine spiega tutta una persona. Nessun genitore andato via di casa, nessun ex marito beccato a letto con la tua migliore amica. Anzi, inezie da ragazzini, semmai. Minuzie, roba che fa quasi sorridere. Micro movimenti di distacco, di deriva continentale, che non ti hanno mai veramente fatto mancare la terra sotto i piedi, ma che millimetro dopo millimetro ti hanno impresso dentro la certezza che è meglio non appoggiarsi mai del tutto, perché il suolo non è stabile, e devi sempre essere pronta a balzare via prima che si apra la crepa. E solo ora che per una notte ti sei concessa di riposare, di abbandonarti e di allentare la tensione, solo ora che finalmente hai lasciato che qualcuno si avvicinasse e – incredibile! – non solo non sei morta, ma ti è piaciuto oltre ogni immaginazione, solo ora ti rendi conto che fino a oggi è stata una maledetta fatica.

Paola Gamna ospite di Libri letti ai ferri

Mercoledì 21 giugno 2017 l’ultimo incontro con l’autore prima dell’estate: Libri letti ai ferri incontra Paola Gamna, autrice di Salva con nome – Manualetto di scrittura di memorie familiari (edizioni Golem)

Questo manualetto, che nasce da un esperimento personale e dalle riflessioni che ne sono nate, è rivolto a chi vuole cercare nei propri ricordi il frammento che Facebook non conosce, l’unicum che non si scioglie e non si amalgama con la materia liquida in cui è immerso. Accanto alla strepitosa memoria che accatasta i dati, tutti i dati, nell’immensità del web, esiste e resiste il desiderio di una memoria selettiva che non metta tutto sullo stesso piano? Che ci restituisca un’immagine unica della nostra storia intessuta di relazione con gli altri?

Un manualetto snello e vivace per recuperare e salvare la propria memoria familiare: le ricorrenze, i traslochi, la cucina casalinga e molto altro ancora possono diventare oggetto di cronaca, interviste, pagine di diario, lettere e post… Per concedersi una pausa dall’“addiction dei social network”, trovare quiete nella scrittura privata, ricordare, superare vecchi rancori e riconciliarsi con se stessi.

Dopo un breve excursus teorico, l’autrice mette in pratica i propri suggerimenti, spunti e tecniche narrative proponendo una raccolta di storie e aneddoti legati alla figura paterna e infine… La parola (e la penna!) ai lettori, stimolati da semplici esercizi a raccontare e raccontarsi.

Paola Gamna è nata a Torino nel 1947. Sempre vissuta a Torino, ha frequentato la facoltà di Lettere negli anni Sessanta.
Ha insegnato nella scuola pubblica, collaborato alla stesura di testi per le scuole e lavorato in una grande casa editrice come redattrice di enciclopedia.
È stata dal 1993 al 1997 collaboratrice dell’Ufficio del sindaco di Torino, con il compito di rispondere alle lettere dei cittadini quando ancora non si comunicava via e-mail.
Per approfondire la conoscenza del mondo arabo si è laureata, dopo i cinquant’anni, in Comunicazione interculturale.
L’ultimo lavoro è stato, nel 2010, l’incarico di direttrice del Centro Piemontese di studi africani. Da allora lavora come volontaria in una scuola media, dove insegna l’italiano ai ragazzi stranieri.

Come sempre ci incontriamo con i nostri lavori a maglia presso VIACALIMALA via Monti 9bis Torino a partire dalle 17. Ascolteremo Paola Gamna raccontarci del suo libro e dialogheremo con lei e con le nostre memorie familiari fra un dritto e un rovescio ;) (ma può venire anche chi non ha un lavoro sui ferri!)

considerazioni di notte

1) non si inventa nulla. tutto sta nel proporlo nel modo giusto, la vera abilità è nel remixare la minestra affinchè non appaia riscaldata. e non tutti lo sanno fare bene.

ora mi sento molto più pacificata col mio mezzo plagio inconscio (vedi post estivi) e tutto grazie alla visione del film degli XMen.

2) ho fatto un esperimento. fresca di (ri)lettura, ho scritto delle cose utilizzando i personaggi di un libro che avevo appunto appena letto. una sorta di omaggio, mettiamola così. e ne sono venute fuori delle cose interessanti.

tipo: le prime pagine erano una (pallida) imitazione dell’originale, fedeli nello stile e soprattutto nel carattere dei personaggi. poi man mano hanno preso la loro strada… e sono finiti nel mio consueto clichè. insomma, hanno cambiato nomi, ma la storia è sempre la stessa.

che voglia dire che la devo proprio raccontare?

 

3) mi stanno venendo delle strane manie, non so quanto inquietanti. vedo, anzichè la gente morta, i difetti. che poi non so se sono proprio difetti… leggo libri, e spesso mi chiedo che cos’è successo fra un capitolo e l’altro, mi interrogo sulle cose non raccontate, sui salti temporali. mi affascina lo spazio bianco.

era il nome di una libreria che stava in via cernaia, non so neppure se esiste ancora. lo spazio bianco, quello fra le righe, quello sopra e sotto la pagina, i margini.

che cosa c’è lì in mezzo?

ho letto una storia lunghissima che si sviluppa nell’arco di circa cinque anni. le duemila e passa pagine ovviamente non li coprono interamente. ma che cosa succede fra l’ultima pagina del primo libro e la prima del secondo? ci passa un anno, un anno importante, in cui la vita della protagonista prende una piega completamente diversa. perchè l’autore ha scelto di non raccontare nulla? e naturalmente questo è solo un esempio, ci sono molti salti, anche se più brevi, che non sempre condivido.

io quando scrivo sono anche troppo meticolosa, lo so e lo vedo come un difetto. io registrerei tutto, sono più una telecamera fissa puntata sui miei personaggi. ma scegliere cosa raccontare e cosa no è difficile.

 

ho letto un libro di recente, e non è un fantasy. ogni tanto mi capita! si chiama Colpiscimi ed è di Olivia Corio, è breve, solo 200 pagine.

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
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Il profilo del tartufo

Il profilo del tartufoHo appena finito di leggere “Il profilo del Tartufo” di Mercedes Bresso. Letto con un misto di curiosità (a me la Bresso è sempre piaciuta, e per quanto molto superficialmente la conosco da anni) e di diffidenza per il solito discorso del politico/uomodispettacolo che si improvvisa scrittore.

Dopo poche pagine ero scocciata dalla quantità di aggettivi. E’ una cosa che mi dà fastidio, e quando scrivo io ne metto pochissimi e poi la cosa mi viene contestata… Ma la storia mi ha preso, l’intreccio è ben costruito anche se un po’ cervellotico e ha qualche ingenuità (Mertz ci è o ci fa?) e soprattutto ha un grande protagonista. Claude Muller è meraviglioso, è il classico uomo di cui ci si innamora in cinque minuti, e incredibilmente poi si rivela quello giusto…

Il fatto che somigli terribilmente al protagonista maschile di una cosa che sto scrivendo è un dettaglio del tutto trascurabile. E che la cosa non mi abbia infastidito, anzi che avessi, leggendo, una certa curiosità per questo “doppio” del mio personaggio è una cosa che non mi era mai capitata.

Ah per la cronaca a me il tartufo non piace. Puzza di gas. :P

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