Tag: bianca pitzorno

La follia dilaga…

Leggo che la scrittrice Bianca Pitzorno, apprezzata autrice per ragazzi, è stata attaccata da una roba che si chiama Osservatorio Gender. La vicenda risalirebbe a un paio di anni fa, non ho capito benissimo come mai è esplosa solo adesso.
Mi sono presa la briga di leggere l’articolo sul sito di questo Osservatorio, ed è surreale. Fanno dell’ironia così strana che mi sono chiesta più di una volta da che parte stessero. E invece no, sono seri, non è ironia…

Non sono cresciuta in una famiglia particolarmente progressista, anzi. E non circolavano troppi libri, in casa. E quelli che c’erano erano i classici (che escludo fossero mai stati letti) tutti bellini nella stessa edizione e allineati ordinatamente, e (adesso inorridisco, ma all’epoca mi incuriosivano) le edizioni del reader digest, con i libri ridotti e riassunti. (I miei sono migliorati con gli anni: dopo la pensione sono diventati dei discreti lettori, anche di roba mediamente impegnativa, e i loro scaffali si sono arricchiti di un certo caos di copertine colorate e discordanti fra loro. Hanno perfino imparato a usare il mio ereader, mia madre con maggiore disinvoltura, mio padre malvolentieri).
Io però mi sono dimostrata un topo di biblioteca fin da piccola, e divoravo i libri che mi venivano proposti. Mi è andata bene, ho avuto una ottima insegnante alle elementari, e anche alle medie la prof di lettere era una tipa tosta, benché rientrante nel trito cliché dell’insegnante donna anziana e zitella (l’epoca e l’età già avanzata non mi fanno usare il termine single facilmente…) e ho letto un sacco di libri interessanti. Io poi li leggevo sempre tutti. Quando c’era il classico “Leggete uno fra questi tre libri e fate la scheda di lettura” io immancabilmente li leggevo tutti e tre (e poi facevo la scheda di uno solo!)
Tra i ricordi migliori della mia infanzia ci sono i libri di Gianni Rodari e quelli di Bianca Pitzorno, appunto. Chissà se erano frutto dei loro consigli o da dove arrivavano. Io non me lo ricordo, devo provare a chiedere alla mamma se lei me lo sa dire.
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