Tag: cristina rava

Se son rose moriranno

copertina rava

Ho ripreso a leggere i gialli di Cristina Rava. Qualche anno fa mi ero imbattuta per caso nei primi e li avevo apprezzati, ho scoperto che nel frattempo ne sono usciti diversi altri e ho recuperato l’arretrato.
Ho appena finito questo, dall’inquietante titolo Se son rose moriranno, uscito nel 2012 per la Fratelli Frilli.
Ho pianto all’inizio e alla fine, accidenti. Non per l’intreccio, che mi perdoni l’autrice ma non è che sia eccessivamente intrigante. Cioè. Ci sono quei gialli in cui fai a gara con l’investigatore di turno per capire cos’è successo, in cui a un certo punto hai la tua ipotesi, che a volte funziona e a volte no… qui no. Io li leggo perché sono curiosa delle sottotrame coi personaggi che tornano a ogni libro, mi piacciono le serie con gli stessi protagonisti, ma l’intreccio… ci sono due storie apparentemente slegate fra loro e invece solo all’ultimo si scoprirà che non erano slegate per nulla, ma nulla lo faceva immaginare. E anche la scena finale, in cui viene spiegato come si è arrivati a trovare la soluzione, è un po’ così, un po’ troppo piena di “mi è venuta questa idea che non ha nessun fondamento logico e invece è stata quella giusta” “non so perché ho pensato che dovevo seguire proprio quella traccia”.
I gatti, mannaggia.
Finora c’era stato sempre Baciccia, il gatto della protagonista, presenza discreta e silenziosa che ai aggirava per tutti i libri. E invece Baciccia non c’è più, morto di morte violenta, e nessuno mi ha avvisata. Inizio a leggere il libro che sono sul pullman di ritorno dal lavoro, e ho i lucciconi mentre leggo le prime dieci pagine.
Arrivo alla fine, ed ecco non uno, ma due nuovi micetti. E ovviamente mi commuovo fino alle lacrime, e sono dal kebabbaro. I dubbi della protagonista sull’opportunità di avere o no un altro gatto sono i miei all’idea di affiancare a Diesel un altro micio più giovane, lei però non aveva proprio gli scrupoli che ho io, visto che Baciccia era gatto “singolo”. Tuono e Fulmine, uno nero e uno rosso, uno “arabo” e uno “ebreo”, che chissà se troveranno il modo di vivere pacificamente insieme.
Sono gatti, sono esseri superiori, io penso proprio di sì ;)

Buon compleanno, commissario Berganza

Romeo degli Aristogatti

Oggi è il compleanno di Romeo Berganza, il commissario di polizia coprotagonista dei libri di Alice Basso.
Nel terzo romanzo, Non ditelo allo scrittore, c’è una scena decisamente centrale ambientata a casa della sorella del commissario, Ofelia, e la data è proprio quella di oggi, 7 febbraio. Lì è sabato, e se Alice è stata rigorosa e ha guardato il calendario, allora è il 2015. Quindi oggi ne farebbe cinquantatre, ma è noto che il tempo letterario passa più lentamente. I tre libri, usciti fra il 2015 e il 2017, raccontano una storia che messa tutta di seguito occupa poco più di tre mesi. Il rapimento di Bianca Cantavilla è di ottobre/novembre, nel secondo è dicembre e c’è Natale e si arriva fino al 2 gennaio, il terzo si svolge in una manciata di giorni fra fine gennaio e metà febbraio.
Quando stamattina l’ha ricordato con un post su Facebook s’è scatenato il solito delirio, centinaia di commenti e di foto di attori che potrebbero essere adatti a interpretarne il ruolo in una trasposizione televisiva.

A dirla tutta, la faccia di quest’uomo è uno spettacolo. Non riesco a fare a meno di studiarla. Non che sia particolarmente bella; è che – non so come esprimerlo meglio – dal momento in cui l’ho vista è come se ogni commissario, detective, investigatore privato di cui abbia mai letto una storia non possa che avere avuto esattamente quella faccia lì. Quest’uomo sembra uscito da un libro, anzi, dalla fusione di mille libri. Non è il volto di un comune essere umano, il suo: è il volto di un prototipo. Mi viene quasi da sorridere. Be’, no, da sorridere no – dopotutto sto subendo un interrogatorio in quanto potenziale accusata di sequestro di persona – ma c’è qualcosa nell’uomo che ho davanti, nel suo viso così letterario, che mi mette inspiegabilmente a mio agio.

Io non saprei proprio chi scegliere. Quasi tutti secondo me hanno indicato attori troppo giovani, troppo belli in senso classico. E molti sono già interpreti di altri personaggi polizieschi. Zingaretti è un gran figo, e per alcuni aspetti ci potrebbe anche stare, ma lui E’ Montalbano, punto. E mi spiace, lo so che Camilleri ha descritto diversamente la sua creatura letteraria, se non ricordo male ha i capelli e i baffi, ma anche se ho apprezzato allo stesso modo i libri e i film che riguardano Montalbano non posso proprio vederlo diverso dall’aspetto di Zingaretti.
Da qualche parte, giuro non ricordo dove, ho letto decine di interviste e recensioni che riguardano i libri della Basso, lei ha detto che somiglia a De Niro in Heat, film che non ho visto, non è il mio genere. Boh. L’aria stropicciata c’è, ma è troppo pettinato, e poi ha un accenno di barba e baffi che non dovrebbero esserci. Non so. Con quella descrizione, è dura dargli un viso preciso.
Continue reading

Navigation