Le mutande nel fantasy

Premessa necessaria visto che intendo “spammare” questo post in giro:
da molto tempo sto scrivendo un fantasy. Ovviamente un giorno mi piacerebbe che – una volta finito – venisse letto da altri. Beh, sì, ovviamente anche pubblicato. Ma sono realista.
Se la cosa vi interessa, potete scegliere gli altri post di questo blog che hanno come categoria “quella roba che sto scrivendo” e seguire qualche mio delirio sull’argomento.
La storia prende le mosse… no, veramente non più… all’inizio la storia prendeva le mosse da un’avventura che avevamo giocato al tavolo, millenni fa (correva l’anno 2006, credo). Io e un altro giocatore non eravamo soddisfatti di come era andata a finire e un po’ per gioco e un po’ no iniziammo a scrivere. Doveva essere quella storia e poi finire in modo diverso, migliore per i nostri pg. Io scrivo da sempre, ma sono normalmente molto gelosa di ciò che scrivo e faccio una fatica enorme a lasciarlo leggere ad altri. Scrivere a quattro mani è stata un’esperienza strana. Le prime volte che mandavo un capitolo al mio “socio” attendevo con un’ansia pazzesca la mail di risposta, mi sentivo sotto esame. Poi ho iniziato a considerarla una cosa normale, era una parte di me. Era così facile andare d’accordo! Capitava che non avessi il coraggio di proporre qualcosa perchè mi sembrava in un qualunque modo eccessivo, e che poi fosse lui a fare la stessa identica proposta!
In un periodo in cui lui era poco attivo ho iniziato a lavorare su una parte non prevista, ovvero la storia della protagonista prima dell’inizio della storia. Era una divertissiment, e mi serviva a chiarirmi bene chi era e perchè si comportava in determinate maniere. E’ cresciuta, quella parte, fino a diventare un vero e proprio prequel, e alla fine l’ho proposta al mio “socio” e abbiamo deciso di aggregarla, almeno parzialmente, alla storia iniziale.
Poi le cose della vita come al solito ci si mettono di mezzo.
Lui non ha più tempo nè voglia di seguire la cosa e mi ha dato il permesso di fare ciò che voglio di quello che abbiamo scritto. E alla fine non è tanto ciò che abbiamo scritto, quanto tutto quello che ci abbiamo ricamato attorno, la storia che abbiamo costruito, i problemi “logici” che abbiamo risolto. I capitoli scritti, quelli sono davvero pochi.

E alla fine arrivo al titolo di questo post. Che secondo me è un problema che chiunque abbia scritto fantasy in vita sua prima o poi s’è posto.
Ma gli eroi, portano la biancheria intima?
Se due personaggi si trovano a fare un bagno in un lago o in un fiume, che fanno? magari non sono così in confidenza per stare completamente nudi!
Ho avuto una accesa discussione con Fulvio su questo argomento e partendo dalle mutande siamo arrivati molto più in là.
Insomma, io dico che, in fondo, chi mi impedisce di pensare che i miei personaggi abbiano della biancheria intima? ma mi si propone il problema dell’elastico. Per tenere su le mutande. Che non era ancora stato inventato. Prego?! Da chi? In che senso? E’ un fantasy, non un romanzo storico. Che poi troppo spesso il fantasy venga appiattito su una specie di medioevo, forse un tantino meno cupo, è un altro paio di maniche. Ed è una cosa che trovo fastidiosissima.
Il fantasy è un’opera di fantasia.
Quindi se mi va che l’elastico ci sia, c’è. L’importante è che poi io sia coerente, e che non sparisca misteriosamente una manciata di pagine dopo, o che non ci si rammarichi della sua assenza.
Che cavolo, c’è la magia e non può esserci l’elastico?
Apriti cielo. La magia è un discorso diverso. Che a me però non convince per nulla, e me la sono levata dai piedi. Nel mio mondo la magia c’è, ma non dappertutto, e dove si svolge la parte rilevante della storia è vietatissima. Motivo per cui c’è un medico-erborista bravissimo che sa fare cose praticamente scientifiche, comprese iniezioni, flebo e forse anche trasfusioni. Non ne ho ancora avuto bisogno, quindi non so. Di sicuro sa fare il test di gravidanza.
Ma come, le trasfusioni? e il gruppo sanguigno?
Chissene. Nel mio mondo non è necessario saperlo.
Finiamo sul problema dell’aggiunta e della sottrazione, e in un’accesa discussione su fantasy e fantascienza. I romanzi di fantascienza (che, colpevolmente, non so apprezzare molto, e leggo quindi pochissimo) propongono mondi incredibili dove è possibile fare cose del tutto impossibili, volare, smaterializzarsi, teletrasportarsi… e tu mi fai tanti problemi per un elastico?

L’ho persuaso a leggere il mio amatissimo Brandon Sanderson e a giudicare dalla rapidità con cui ha divorato la trilogia Mistborn direi che non gli dispiace.
Discutiamo anche di quello: Sanderson avrebbe fatto un errore perchè nel suo mondo il sole è malaticcio e c’è una costante coltre di cenere che soffoca tutto. Le piante sono marroncine e faticano a crescere.
La fotosintesi! La clorofilla è verde! Non possono esserci piante marroni vive! E’ un errore!
A me del colore delle piante non importa nulla. O meglio, mi sembra adatto che siano così. E se violano qualche legge biologica sinceramente me ne importa nulla. E’ un mondo fantasy. Magari la fotosintesi non c’è. Perchè dovrebbe esserci per forza? Perchè un mondo inventato dovrebbe seguire le nostre stesse leggi? Chi lo ha detto?

Insomma, mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate. Non necessariamente solo sulle mutande, ma anche sul resto. Se vi va, basta cliccare su “commenti” subito sotto il titolo.

Al lupo! Al lupo!

Questo è ciò che speravo di vedere, ma molto prevedibilmente nessuno degli ospiti del Centro Uomini e Lupi di Entracque (CN) s’è mostrato dal vivo…

Un bel percorso, studiato per catturare l’attenzione, anche se con qualche difetto che non riesco proprio a non rimarcare.

Nella prima parte, quella in paese, l’accento è posto sull’uomo. In quattro sale suggestivamente caratterizzate il piccolo gruppo di visitatori viene guidato dalla voce registrata di un vecchio del posto che racconta il suo favoloso (e ricco di ingenuità e luoghi comuni) viaggio alla ricerca delle storie che in tutto il mondo parlano di lupi. Alcuni personaggi sono un po’ troppo caricaturali, gli accenti dialettali troppo marcati, ma vabbè… del tutto godibile.

Il museo chiude all’ora di pranzo, e i visitatori possono approfittare di una interessante convenzione con alcuni ristoranti locali che offrono il “Menu del Lupo” a un prezzo interessante. Noi abbiamo scelto Il Vecchio Mulino e abbiamo gustato un’ottima polenta. Servizio accurato e qualche “coccola” al cliente come il piattino con due tipi di biscottini e i tondini di cioccolato che accompagna il caffè.

Poi ci siamo dedicati alla seconda parte, quella del parco naturale. In effetti, pensavo di camminare nel verde e invece abbiamo fatto un altro percorso in qualche modo simile al primo, un piccolo gruppo di visitatori e una voce guida che ti porta da una stanza all’altra, attraverso il laboratorio, la cucina, la biblioteca di una giovane guida del parco, più due ambienti che simulano l’aperto. In ogni stanza la voce racconta le abitudini del lupo e filmati e immagini vengono proiettate sul muro.

Delusione: Caterina la guida non esiste. Scema io che non ho letto bene il sito, c’è scritto che è un’invenzione… però non capisco perchè. Nel senso… ok, magari nessuno di quelli che lavorano lì si chiama Caterina, ma perchè non filmare dei guardiaparco veri al lavoro e poi sovrapporre la voce narrante? perchè ricorrere a un’attrice? ci si sente un pochino presi in giro. Insomma, le cose che vengono raccontate sono vere e scientifiche, e non mi pareva difficile trovare una “vera Caterina” da filmare.
Secondo me c’è anche un vero errore: viene raccontata la commovente storia di Ligabue M15, un lupo maschio che trovato in Emilia dopo un incidente d’auto è stato curato e reimmesso nell’ambiente. Ligabue in circa un anno ha percorso oltre mille chilometri e si è andato a sistemare proprio nel Parco Naturale delle Alpi Marittime. Il povero lupo non è riuscito a trovare un branco che lo accettasse ed è morto forse di stenti, forse ferito proprio da altri lupi. Difficile non pensare che l’ingombrante collare gps che gli era stato messo non abbia avuto parte nella sua triste fine, sinceramente.
Ma Caterina racconta di essersi appassionata alla sua storia e di aver affascinato coi suoi racconti anche il nipotino, che le chiedeva sempre di parlarle di Ligabue: e Caterina racconta, e si inventa di sana pianta una scorribanda notturna del lupo all’interno della città di Cuneo, il tutto accompagnato da suggestive immagini girate secondo la prospettiva dell’animale, la città vista coi suoi occhi, dalla sua altezza e con le “deformazioni” date dal suo occhio. Ma Ligabue era seguito quasi metro per metro grazie al suo collare, e non è mai stato neanche vicino a Cuneo… al massimo avrà attraversato qualche minuscolo agglomerato di case disperso nei boschi! e c’è una cartina che illustra le sue peregrinazioni e smaschera subito questo falso, il cui senso mi sfugge un po’.

Infine, si sbuca alla torretta di osservazione e si spera. Ci sono solo tre lupi ospiti del recinto, al momento, e una di essi viene tenuta separata dagli altri due perchè c’è qualche problema caratteriale fra le due femmine. Quindi le possibilità erano proprio pochine e infatti non abbiamo visto nessun lupo dal vivo.

In compenso in uno degli ultimi pannelli ho letto di chi era la “DireZZione artistica”. Un correttore ortografico no, eh? Rifare il cartello coi credits era così caro? Bell’esempio per le scolaresche che immagino numerose vanno a vedere il centro…

Il tempo cura tutte le ferite

Si dice.
E forse è vero.
C’era una cosa che faceva male, parecchio, e per evitare che la lingua battesse sempre dove il dente duole avevo preso decisioni drastiche.
O forse è solo vero che a volte ci vuole una pausa quando la comunicazione non funziona più. C’è qualcuno che me lo ripete da anni, e lo ha anche applicato forse salvando il rapporto anche se lì per lì non l’ho capito e ci sono stata male per mesi.

Ad ogni modo, sembra che funzioni. Che non faccia più male, e che io riesca a guardare la cosa con il giusto distacco.
Spero.

Stranezze

E’ strano quando scopri che qualcuno a cui hai mandato un sacco di accidenti è morto.
Insomma, è difficile non sentire un leggero, strisciante, irrazionale senso di colpa.
Escludo che le stramaledizioni che un anno fa ho mandato al capo del personale della Feltrinelli che non solo non mi ha confermato il contratto ma mi ha trattato malissimo possano avere in un qualunque modo a che fare col fatto che sia morto d’infarto (un anno dopo quasi giusto) a una cinquantina d’anni appena.
E pensare che al primo colloquio m’aveva fatto un’ottima impressione….

La chiacchierata che ho fatto oggi in cui ho scoperto questa cosa comunque qualche piccola soddisfazione me l’ha data… a quanto sembra le mie impressioni su come è andata *davvero* quella disgraziata vicenda non sono solo mie, e mi sono state abbondantemente confermate. Non sono del tutto una sprovveduta, e l’istinto nel giudicare le persone un po’ ci prende…

Il dubbio potrebbe essere: ma adesso posso presentare una nuova candidatura?!

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