Questa lettura ha una storia molto strana.
Non è il mio genere (e in effetti non mi è neanche piaciuto un granchè) e in circostanze normali non credo che l’avrei letto.
Cyberpunk, un genere che in effetti non ho mai frequentato molto, trovandomi un po’ a disagio nelle rare occasioni in cui mi sono trovata per esempio a giocare all’omonimo gioco di ruolo.
Anzi, cyberpunk per eccellenza. Questo libro è considerato la base del cyberpunk, e per questo l’ho scelto fra le mille letture che avrei potuto fare sull’argomento.
Primo romanzo di Gibson, è unanimemente considerato il manifesto del genere cyberpunk e l’opera che ha imposto il medesimo all’attenzione del grande pubblico; è stato il primo romanzo ad aggiudicarsi tutti i maggiori premi letterari dedicati alla science-fiction.
La vicenda raccontata è piuttosto confusa e contorta, si arriva alla fine senza aver capito bene che cos’è successo e soprattutto perchè. Però la lettura è scorrevole e non ho fatto troppa fatica ad andare avanti anche se non mi era molto chiaro dove stavo andando…
E ora, il motivo di una scelta tanto bizzarra.
Questa a lato è Grace.
Qui è grezza.
E’ una miniatura alta 35mm.
Ora, io non so tenere un pennello in mano. Ci ho anche provato, ma è meglio che lasci fare a chi è capace…
Comunque, chiacchierando una sera vengo a sapere che il mio amico pittore ci sta iniziando a lavorare, la guardo, così, grigia, e me ne innamoro.
“Sono curiosa di vedere che cosa ne tirerai fuori” dico, sapendo che ha l’abitudine di arricchire le miniature che dipinge con un sacco di dettagli.
“C’è poco da inventare” mi risponde “è quasi tutta pelle”
Quella frase “c’è poco da inventare” mi tormenta. Non è vero, ci sono un sacco di cose da inventare. Chi è Grace? Com’è diventata così? E la creatura che porta in grembo, con chi l’ha concepita? Sarà un bambino completamente umano o no?
Abbozzo un racconto su Grace.
In realtà avrei voluto finirlo e regalarglielo prima del debutto di Grace a un concorso di pittura, poi non ci sono riuscita. E Gibson doveva essere una lettura “illuminante” per non dire troppe stupidaggini o ingenuità.
Questa è Grace finita. L’ha messa in diorama con massi e cactus e un lucertolone con tanto di sella e sacco a pelo arrotolato… al fondo una foto (non bella…) del lavoro finito. E’ molto diversa dall’idea che ne avevo io, dalla Grace che avevo in mente mentre cercavo di scrivere il racconto. La mia Grace era molto più cupa di questa, e la cosa mi ha un po’ spiazzato, ma ovviamente si tratta di due percorsi completamente diversi che non si sono mai sfiorati.
Prima o poi magari riuscirò a finire il racconto.